giovedì 30 giugno 2016

GIULIANO BALESTRERI DI "LA REPUBBLICA" SUL TRATTATO TTIP DOPO BREXIT

Cosa cambia con la Brexit sul trattato Europa- Usa (TTIP)?

La Repubblica pubblica online il commento di Giuliano Balestreri a questa domanda: guarda il video

RINUNCIA DI BORIS JOHNSON ALLA LEADERSHIP DEI TORIES. ORA E' SFIDA MAY - GOVE

Pubblicato da La Repubblica:

Johnson a sorpresa rinuncia alla corsa per la leadership. Sfida Gove-May

Il fronte euroscettico 'candida' il ministro della Giustizia e non l'ex sindaco di Londra.

LONDRA - Colpo a sorpresa nella campagna per la successione di David Cameron. Boris Johnson, il vincitore del referendum, si ritira dalla corsa per diventare primo ministro. "Non posso offrire la leadership e l'unità necessaria", dice l'ex sindaco di Londra, che era stato il leader della campagna per Brexit. E cita come ragione la scelta del ministro della Giustizia Michael Gove, altrettanto sorprendente e annunciata poche ore prima, di candidarsi a premier. Gove è stato il numero due della campagna per portare la Gran Bretagna fuori dalla Ue e non sembrava interessato a finire a Downing street: casomai a occupare un dicastero di primo piano in un governo guidato da Johnson. Invece, all'ultimo momento, scende in campo, preceduto da rivelazioni di sua moglie, columnist del Daily Mail, su dubbi che avrebbe nutrito sulle capacità dell'ex sindaco. Dubbi che peraltro Gove ieri mattina ha reso espliciti: "Non penso che abbia le qualità per fare il primo ministro". La Bbc la definisce "una pugnalata alla schiena". Un complotto che può avere vari mandanti, tra cui lo stesso Cameron, deciso a vendicarsi di Johnson, che schierandosi per Brexit è stato il motivo principale della sua sconfitta nel referendum e della fine della sua carriera politica.  Leggi l'intero articolo

BREXIT, EFFETTO "TSUNAMI": FORSE IN ARRIVO ALTRI 34 REFERENDUM

Pubblicato da WallStreetItalia:

Tsunami Brexit: 34 referendum in arrivo nell’Ue


ROMA (WSI) – Lo chiamano tsunami Brexit. E’ lo tsunami politico in arrivo da partiti e movimenti di destra o improntati al populismo di diversi paesi europei, pronti a chiedere in totale ben 34 referendum che potrebbero decretare anche per loro il divorzio dall’Unione europea. E’ quanto emerge da una ricerca messa a punto dallo European Council on Foreign Relations (ECFR). Diversi “partiti insurrezionisti”, così come viene riportato, stanno invocando i referendum su diverse questioni, dall’appartenza all’Ue alla politica di immigrazione. Come motivazioni, vengono citati sia la paura che la Turchia entri a far parte dell’Ue, che l’accoglienza ai rifugiati che è stata promossa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. (...)
l report fa riferimento al pericolo “Italexit”, citando un recente sondaggio da cui trapela che il 48% degli italiani voterebbe per uscire dall’Unione europea, nel caso in cui venisse indetto un referendum. (...)
E non è molto lontana la minaccia “Nexit”, ovvero di un referendum in Olanda caldeggiato dal Partito della Libertà guidato da Geert Wilders, a fronte di un sostegno dei cittadini olandesi a tale opportunità pari al 54%. Il report sottolinea che il rischio Nexit potrebbe essere alimentato dalla percezione “di flussi in arrivo di immigrati che vengano percepiti come una minaccia all’identità nazionale e allo stato welfare“.
Rischio concreto anche di uno scenario Frexit, con Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, che ha così commentato l’esito del referendum in UK. Leggi l'intero articolo

POSTE ITALIANE: SOSPENSIONE CAMBIO EURO/STERLINA PER PRUDENZA DOPO BREXIT

Pubblicato da WallStreetItalia.com:

Follia Poste Italiane: dopo Brexit sospende cambio euro-sterlina

Con i suoi 13mila sportelli sparsi su tutto il territorio nazionale, le Poste Italiane sono “la banca” più diffusa in Italia, usata non solo da clienti italiani ma anche da vacanzieri e turisti che cambiano le loro banconote in euro per le migliori condizioni praticate. Un utilizzo delle Poste spinto anche dal fatto che per piccoli importi non occorre prenotare in anticipo il ritiro, nè essere clienti di BancoPosta. Un servizio ottimo almeno fino a quando venerdì 24 giugno, il giorno dopo il referendum sulla Brexit, dalle Poste arriva una contromossa a sorpresa. Chi si è recato quel giorno ad uno sportello per acquistare o vendere sterline si è trovato sbattuto la porta in faccia. Dalle Poste dichiarano che si è trattato di una sospensione prudenziale decisa per la sola giornata del 24 giugno ma in realtà è ancora in vigore, almeno fino a ieri 29 giugno – come riporta un articolo de Il fatto Quotidiano: il servizio di cambio euro/sterlina è stato sospeso a tempo indeterminato e non si sa quando verrà ripristinato. Leggi l'intero articolo

NASCE ANCHE UN SITO DI APPUNTAMENTI PER CUORI SPEZZATI... DA BREXIT

Pubblicato da La Repubblica:

All'indomani del referendum sull'uscita del Regno Unito dall'Europa c'è chi ha pensato di creare una piattaforma di dating che permetta ai delusi dalla vittoria del "leave" di incontrarsi. Così è nata un po' per scherzo "Remainder". A lanciarla sono stati venerdì scorso due elettori qualunque (così si definisco sul sito internet ufficiale) che la definiscono una App con la quale "i cuori spezzati da Brexit possono incontrarsi". "Abbiamo avuto tantissime richieste di iscrizione al sito nel momento in cui lo abbiamo messo online" scrivono gli ideatori su www.remainderapp.co.uk. E aggiungono: "abbiamo pensato a questa App perché ci siamo accorti che tutti quelli che avevano votato per rimanere dopo il voto erano molto depressi". E quale è il modo migliore per gli inglesi di tirarsi su il morale? Uscire, bere un drink ed incontrare una bella ragazza o ragazzo. Tanto meglio se la persona che hanno di fronte la pensano allo stesso modo sulla fuoriuscita dall'Ue: almeno su quell'argomento sono sicuri, prima di incontrare il compagno di una serata, di pensarla allo stesso modo.  vedi l'articolo

IN CAMPO THERESA MAY PER LA LEADERSHIP DEI TORIES

Pubblicato da La Repubblica:

Brexit: Theresa May lancia la sfida per la leadership Tory

THERESA May scende in campo nella sfida per la successione a David Cameron alla guida del Partito Conservatore e del governo. Il ministro dell'Interno scrive sul Times di voler "riunire la Gran Bretagna" e sanare la frattura referendaria fra Tory. Mentre al Telegraph fa sapere di voler nominare "uno zar per la Brexit". Un sondaggio del Timesfra i militanti le dà ora ben 17 punti su Boris Johnson, mentre altri danno i due maggiori pretendenti al dopo-Cameron testa a testa.

JUNCKER: NUOVO PM INGLESE A SETTEMBRE CHIEDA SUBITO L'USCITA DALL'UE

Pubblicato da La Repubblica:

Brexit, l'arma di Bruxelles: "Recesso Regno Unito entro metà settembre o lo sospendiamo noi"

BRUXELLES. La Ue aspetterà fino al 16 settembre, data per la quale è stato convocato un vertice informale dei capi di governo a Bratislava senza la Gran Bretagna. Se per allora il nuovo governo britannico si rifiutasse ancora di presentare la richiesta di recesso dalla Ue, i Ventisette si riservano di avviare, tramite la Commissione, una procedura che potrebbe portare alla sospensione del Regno Unito e al congelamento del suo diritto di voto, magari già al seguente vertice in calendario per il 21 ottobre. Nei giorni immediatamente successivi al referendum inglese i servizi giuridici della Commissione, del Consiglio e del Parlamento hanno lavorato febbrilmente per mettere a punto "l'arma atomica", come la definisce un diplomatico di alto rango, che ora viene tenuta sospesa sul capo del successore di David Cameron, che sarà scelto il 9 settembre. "Il giorno dopo la nomina del nuovo primo ministro britannico, vogliamo ricevere la richiesta di recesso sulla base dell'articolo 50 del Trattato", ha detto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
(...)
Tutte le prime fasi della partita del post referendum britannico sono state giocate silenziosamente attorno al sospetto che il prossimo governo inglese potesse non presentare la richiesta di divorzio, e magari proporre nuovi negoziati per strappare qualche concessione in base alla quale indire una nuova consultazione popolare. L'ipotesi circolava da tempo...  Leggi l'intero articolo

FINANZA: LEGGERO RECUPERO DOPO BREXIT, FORSE IL PEGGIO E' PASSATO

Pubblicato da La Repubblica:

I mercati provano a stabilizzarsi, la grande paura sembra alle spalle

In Asia continuano i recuperi, debole l'Europa mentre la sterlina tiene le sue posizioni. Secondo gli analisti la volatilità resta elevata, ma la fase peggiore del dopo-Brexit pare passata.


MILANO - Si prospetta una pausa di riflessione sui mercati, dopo due giorni vissuti precipitando a seguito del referendum sulla Brexit e altre due sedute di forti recuperi, che hanno permesso ai listini di colmare parte dei gap creati con le forti vendite precedenti. Nel caso della Borsa di Londra, calcola Bloomberg, si è chiuso il divario aperto rispetto alla giornata di giovedì (pre-risultati) e lo stesso è accaduto per l'indice globale delle materie prime. I listini europei trattano oggi deboli: Milano cede lo 0,4% in apertura.

In Asia è proseguito il recupero dell'indice Msci Asia Pacific che ha segnato il quarto giorno di rimonta. Il petrolio ha preso fiato dopo aver rivisto i 50 dollari al barile... leggi l'intero articolo

mercoledì 29 giugno 2016

LONDRA, MANIFESTAZIONI IN PIAZZA CONTRO LA BREXIT

Pubblicato da AGI.it:

A Londra eventi pro-UE vietati, ma piazze piene

Londra - A Londra, gli eventi a favore dell'Ue e contro la Brexit erano vietati, ma martedì pomeriggio le piazze si sono riempite. E anche la stampa e' rimasta stupita, dando risalto all'evento con dirette last-minute. Perché raramente a Londra manifestazioni di piazza cosi' improvvisate ottengono successo, quel successo che ieri sera ha visto piu' di 10mila persone manifestare a favore dell'Europa e contro la Brexit in Trafalgar Square per poi, dopo qualche ora, dirigersi davanti al palazzo di Westminster, a circa un chilometro di distanza. Nonostante la manifestazione di Trafalgar Square fosse stata ufficialmente vietata per questioni di sicurezza - su Facebook, si erano 'prenotati' in troppi - migliaia di persone a partire dalle 17 (le 18 in Italia) hanno affollato la piazza nel cuore della capitale, per scandire i loro slogan a favore dell'Unione europea e contro la'uscita decretata dal referendum del 23 giugno.

POSSIBILI SOLUZIONI PER AIUTARE LE BANCHE ITALIANE DOPO LA BREXIT

Pubblicato su Panorama.it:

Brexit: come il governo può aiutare le banche

Un nuovo Fondo Atlante, interventi della Cassa Depositi e Prestiti o i Padoan-bond. Le misure per mettere in sicurezza gli istituti di credito.

Comunque vadano a finire le trattative tra Londra e Bruxelles, l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea (Brexit) non sarà una passeggiata per nessuno. Non lo sarà di sicuro per l'Italia che ha ancora due punti deboli che gli esponenti della comunità finanziaria conoscono bene: un debito pubblico enorme e un sistema bancario con i bilanci pieni di sofferenze, dopo un decennio di crisi economica.
E sono proprio le banche, più del debito pubblico, l'ambito in cui il governo dovrà probabilmente concentrare i propri sforzi. Si tratterebbe dunque di aiutare le banche italiane a ricapitalizzarsi, visto che il mercato sembra aver voltato loro le spalle. Non è ancora chiaro, però, in che modo potrà essere raggiunto questo obiettivo, visto che Renzi e Padoan hanno di fronte a sé un ostacolo non da poco: l'articolo 108 del Trattato di funzionamento dell'Unione Europea, che impedisce di erogare aiuti di Stato alle aziende private, se non in circostanze davvero eccezionali. E' proprio facendo leva sulle circostanze eccezionali che il governo di Roma starebbe studiando, secondo le indiscrezioni della stampa e le ipotesi degli analisti, 3 soluzioni diverse per ricapitalizzare le banche.
La prima (e forse la più semplice) consiste nell'attingere al serbatoio della Cassa Depositi e Prestiti, istituzione finanziaria pubblica che gestisce oltre 200 miliardi di euro di risparmi, attraverso l'emissione dei buoni fruttiferi postali. La seconda soluzione, un po' più articolata dal punto di vista tecnico ma più facile da far digerire a Bruxelles senza rischiare una bocciatura per aiuti di Stato, consiste invece nel creare una sorta di gemello di Atlante, il Fondo salva-banche gestito da Quaestio sgr e partecipato dai maggiori gruppi creditizi del paese. Si tratterebbe di un nuovo organismo che si impegnerebbe a rilevare una massiccia dose di prestiti in sofferenza oggi in pancia alle banche. Non è ancora ben chiaro dove questo nuovo organismo potrebbe trovare le risorse ma si parla già di una dote di almeno 23 miliardi di euro. Infine, l'ultima soluzione allo studio è la concessione agli istituti di credito bisognosi di liquidità di prestiti obbligazionari sulla falsariga di quelli ideati nel 2010 quando l'Eurozona era in piena crisi e la Grecia praticamente quasi fallita. Leggi l'intero articolo

DIBATTO SULLA BREXIT NEL PARLAMENTO EUROPEO

Il Sito web Europarl.europa.eu pubblica;

Dibattito sulla Brexit e sulle sue conseguenze
Comunicati stampa - Costituzione / Istituzioni / Trattati − 28-06-2016 - 16:24

Martin Schulz (S&D, DE), Presidente del Parlamento europeo, ha aperto il dibattito sottolineando che si tratta della prima volta in assoluto che ha luogo una sessione straordinaria indetta con un preavviso così breve, evidenziando come pure la decisione dei cittadini britannici di lasciare l'UE non abbia precedenti.

Si è quindi rivolto all’ex Commissario Lord Hill, ringraziandolo per il lavoro svolto alla Commissione e per la sua decisione di dimettersi dopo aver sostenuto la campagna in favore della Gran Bretagna nell'UE. Il suo intervento è stato seguito da una standing ovation dei deputati e dei colleghi commissari.  (...)

"Dobbiamo rispettare la volontà del popolo britannico", ha detto il Presidente della Commissione europeaJean-Claude Juncker, e "ci devono essere conseguenze". Ha, quindi, chiesto al governo britannico di "chiarire" la situazione nel più breve tempo possibile, per evitare l'incertezza. "Nessuna notifica, nessuna trattativa", ha dichiarato, chiarendo che non ci saranno colloqui segreti o informali con Londra. Rivolgendosi al leader dell'UKIP, Nigel Farage, ha dichiarato "si è battuto per l'uscita, i britannici hanno votato in favore dell'uscita, quindi cosa ci fa lei qui?".

Il leader del gruppo PPE, Manfred Weber (DE), ha inviato un messaggio ai giovani britannici, oltre il 73% dei quali ha votato 'remain': "Noi non vi lasciamo da soli". Ha quindi ribadito che i populisti hanno vinto il referendum e ha definito Nigel Farage un bugiardo, a causa delle sue presunte false affermazioni durante la campagna. "Ci aspettiamo ora una notifica dell'articolo 50 e trattative di uscita rapide e eque". "I tempi della pacificazione sono terminati", ha concluso Weber, chiedendo che i politici ora smettano di "colpire di Bruxelles" e si assumano la responsabilità.

“L’Unione europea non può diventare ostaggio dei giochi di corrente dei conservatori. Le autorità inglesi devono notificare quanto prima la volontà di recesso del Regno Unito”, ha detto Gianni Pittella (IT), leader del gruppo S&D. “Io oggi dico con chiarezza che il nostro gruppo si opporrà con tutte le nostre forze alla traduzione nel diritto dell’Unione del Fiscal Compact che va invece superato. Bene la flessibilità di bilancio ma bisogna fare di più per favorire gli investimenti pubblici e privati. O l’Europa da risposte a queste questioni oppure prima o più verrà travolta”, ha aggiunto.  (...)

E 'difficile accettare una decisione che non si condivide", ma la scelta del Regno Unito deve essere rispettata, ha detto il leader del gruppo ALDE Guy Verhofstadt (BE). Tuttavia, il modo in cui la campagna "leave" ha vinto, con manifesti sul tipo della propaganda nazista e su bugie ha creato un clima di paura e di negatività. Continuare con l'incertezza di oggi peggiorerebbe la situazione. "Solo se l'articolo 50 verrà invocato immediatamente si potrà fermare questo processo - i 27 stati membri non dovrebbero attendere che un disorientato partito Tory rimetta insieme i suoi cocci", ha detto. (...)

Dopo un richiamo all'ordine del Presidente per calmare l'Aula e permettere che l'oratore successivo potesse essere ascoltato, il leader dell'EFDD, Nigel Farage (UK) ha rilevato che coloro che 17 anni fa lo derisero quando arrivò al Parlamento annunciando una campagna per lasciare l'Unione europea, ora non ridono: "voi, come progetto politico, non volete accettare la realtà". Ha, quindi, previsto che il Regno Unito non sarà l'ultimo Stato membro a lasciare l'Unione e ha chiesto un "atteggiamento maturo e ragionevole" per negoziare le nostre relazioni future. Ha poi ammonito che se l'UE rifiutasse un accordo commerciale ragionevole, le conseguenze sarebbero di gran lunga peggiori per i 27 che non per il Regno Unito. "Anche nessun accordo è meglio per il Regno Unito che l'attuale accordo marcio che abbiamo ora", ha concluso.   (...)

Alyn Smith (Verdi/ALE, UK) ha detto: “Siamo orgogliosamente scozzesi e io sono un fiero europeo”. Voglio che il mio paese sia internazionalista, cooperativo, ecologico, ed europeo in modo giusto. E il popolo di Scozia, insieme con il popolo dell’Irlanda del Nord e la gente di Londra e un sacco di persone provenienti da Galles e Inghilterra, ha votato a rimanere all'interno della nostra famiglia di nazioni. Chiedo che ciò sia rispettato. Avremo bisogno di teste lucide e cuori caldi. Ma per favore ricordate questo: la Scozia non vi deluderà. “Vi prego, non abbandonate la Scozia ora!”

Martina Anderson (GUE / NGL), ha dichiarato: "Noi dell'Irlanda del nord non siamo vincolati dal voto del Regno Unito. Rispettiamo e sosterremo i voti dell'Irlanda del nord che, proprio come la Scozia, ha votato per rimanere. L'ultima cosa che la gente dell'Irlanda del nord ha bisogno è una nuova frontiera con 27 Stati membri!"   (...)

Ryszard Legutko (ECR, PL) ha detto che la Brexit "è la cosa peggiore mai accaduta nella storia dell'integrazione europea". "Dobbiamo riflettere su come rimediare", ha aggiunto rivolgendosi sia alla Commissione sia al Parlamento. "Il quadro non è affatto roseo", ha sottolineato, chiedendo se i leader europei siano capaci di imparare dagli errori.

Gianni Pittella, rivolgendosi a Farage, ha detto: “Lei non ha fatto il bene del suo paese e la storia lo dimostrerà. Non è un momento di polemiche, di strumentalizzazione, è un passaggio storico importante. Bisogna fare chiarezza. Si è voluto, da parte di alcuni, una Brexit, e Brexit è stata. Non si capisce perché si traccheggia. Ora è chiaro, c'è chi vuole approfittare di questo voto per distruggere. Noi siamo sul fronte opposto, e siamo in buona compagnia”.

BREXIT: E' POSSIBILE FARE MARCIA INDIETRO?

Pubblicato da WallStreetItalia.com:

Come il Regno Unito può fermare Brexit

LONDRA (WSI) – Il premier inglese David Cameron e il suo esecutivo hanno riconosciuto la sconfitta nel referendum e promesso che il giudizio espresso della gente verrà ascoltato. Tuttavia ci sono ancora alcuni modi con cui i politici possono bloccare la Brexit.

Innanzitutto il referendum non è vincolante. Secondo le convenzioni costituzionali britanniche (nel Regno Unito non vige una legge costituzionale scritta), il parlamento può trovare uno stratagemma per votare contro la Brexit, per esempio citando il modo con cui è stata decisa l’uscita dall’Unione Europea. I deputati potrebbero stabilire per esempio che la Brexit così come è stata concepita non può essere portata a termine. (...)

Parlamento bloccherà Brexit


Il governo dei Tories di Cameron, che per rubare voti a destra si è tirato la zappa sui piedi da solo indicendo il referendum (dal momento che un voto di iniziativa popolare del genere può essere indetto solo per decreto dell’esecutivo), ora è sotto pressione da tutti i fronti, interno ed europeo. Le autorità Ue vogliono fare il più in fretta possibile ad avviare il processo di uscita di Londra. (...)

Scozia bloccherà Brexit

Un’altra possibilità – a dire il vero molto remota – è che la Scozia blocchi l’esito del referendum, invocando la legge 1998 (Scotland Act 1998). Il primo ministro Nicola Sturgeon ha osservato che questo darebbe al suo paese un parlamento semiautonomo con l’autorità di respingere il voto britannico. Gli scozzesi hanno votato a grande maggioranza (65%) per rimanere in Ue, proprio qualche mese dopo aver votato per restare nel Regno Unito per paura di uscire anche dall’Ue. (...)

Secondo referendum dopo choc economico


La ragione principale è economica. Un’altra possibilità – più credibile – è che uno choc economico di vasta scala possa finire per deragliare il processo verso l’abbandono dell’Ue. La vox populi (la voce del popolo) potrebbe spingere il governo a ripensare la Brexit, specialmente se questa rischia di portare a una destabilizzazione a lungo termine della crescita del Regno Unito, la terza economia più potente d’Europa dopo Germania e Francia. (...)


Brexit “soft” in stile Norvegia

Infine c’è la possibilità di una Brexit in versione soft, ovvero una permanenza ma sempre più distaccata. (...)
Il Regno Unito potrebbe in teoria stringere un nuovo accordo con l’UE che rimodelli il rapporto commerciale ed economico con l’Europa. Potrebbe essere simile a quello che avviene già con Norvegia e Islanda. Come sottolineato dal Telegraph, il cosiddetto modello norvegese è un buon punto di partenza. Il modello accontenterebbe molte delle richieste del fronte del Leave. 


BREXIT: L'INGLESE POTREBBE NON ESSERE PIU' LINGUA UFFICIALE UE

Pubblicato su WallStreetItalia.com:

Con la Brexit a rischio l’inglese come lingua ufficiale dell’Ue

BRUXELLES (WSI) – Se va via il Regno Unito, scomparirà l’inglese come lingua ufficiale dell’Unione Europea. A dirlo l’eurodeputata polacca, nonché presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento Ue, Danuta Huebner, parlando ai giornalisti.

Huebner ha sottolineato come la lingua inglese sia parlata in tre Stati europei, Regno Unito, Irlanda e Malta e come ogni Stato membro abbia il diritto di scegliere una lingua per essere rappresentato a Bruxelles. In verità solo ilRegno Unito ha scelto l’inglese, perché l’Irlanda ha scelto il gaelico e Malta il maltese.

Secondo Hubner, l’inglese potrebbe rimanere una lingua di lavoro all’interno dell’Ue, ma affinchè rimanga una lingua ufficiale è necessario l’accordo di tutti gli Stati membri. E ora che il Regno Unito ha deciso di procedere al divorzio con l’Ue attraverso il referendum Brexit, tutto dovrà essere sottoposto a nuove rivalutazioni.  Vai all'articolo

ASPRO SCAMBIO DI BATTUTE TRA FARAGE E JUNCKER A BRUXELLES

Pubblicato da Il Fatto Quotidiano:

Brexit, Farage ride a Bruxelles. Juncker: “Ultima volta che applaude in quest’Aula”

Scambio di battute tra il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker e il leader dell’Ukip, Nigel Farage, in aula a Bruxelles per la sessione plenaria straordinaria del Parlamento europeo. “I nostri amici britannici hanno espresso il loro punto di vista. La democrazia è democrazia e dobbiamo rispettare il voto“, ha dichiarato Juncker. Vedendo Farage, sostenitore della Brexit, applaudire a queste parole, Juncker si è interrotto e si è rivolto a Farage: “È l’ultima volta che lei applaude qui. Lei è un sostenitore della Brexit, perché è qui? Ora avete preso una decisione, e ora ne dovete accettate le conseguenze”, ha detto Juncker. 

UNIVERSITA' INGLESI A RISCHIO DOPO LA BREXIT

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano:

Brexit, a rischio 1,2 miliardi di sterline per le università inglesi. Trema la ricerca: “Rette raddoppieranno, sarà brain exit”

Uscendo dalla Ue, gli atenei del Regno Unito in futuro perderanno l'accesso ai fondi europei. Cambridge, secondo alcune stime, perderà oltre 66 milioni, il 15% del totale. A questo si aggiungono le perdite di iscrizioni e di attrattività.

Le università inglesi vivono con il fiato sospeso la stagione postBrexit. A rischio ci sono 1,2 miliardi di sterline che ogni anno, fino ad oggi, sono stati erogati da Bruxelles agli atenei britannici. Che equivalgono al 2,6% degli introiti complessivi delle università britanniche (dati 2013-14 dell’Agenzia statistica per la Higher education). Con l’uscita dal club europeo, i fondi rischiano di ridursi, anche se difficilmente arriveranno a zero. Diretta conseguenza: il balzo verso l’alto, fino al raddoppio, del costo delle iscrizioni e la “brain exit”, la fuga dei giovani studiosi europei. E il problema riguarda anche la ricerca, dove il contributo europeo pesa moltissimo: Bruxelles tra il 2007 e il 2013 ha erogato ad atenei e centri di ricerca 7 miliardi di euro, la corona inglese 4,7 miliardi di sterline. Senza Bruxelles, rischia di sgonfiarsi anche l’impatto degli studi scientifici e con esso, in un circolo vizioso, anche la possibilità di ottenere i fondi britannici. Con il pericolo che a perderci siano gli istituti più piccoli, meno blasonati e meno “ortodossi” nelle materie di ricerca. Leggi l'intero articolo
 

MERKEL DICE NO AL SEMESTRE DI PRESIDENZA UE GB NEL 2017

Pubblicato da ANSA:

Brexit: Merkel contro presidenza Gb

"La coerenza deve prevalere" ha detto la ministra della Difesa olandese Jeaninine Hennis-Plasschaert.

La cancelliera tedesca Angela Merkel non vuole che Londra abbia la presidenza di turno dell'Unione europea nella seconda metà del 2017. Lo scrive la Bild delineando il piano della cancelliera per affrontare la Brexit. Lo sforzo sarà quello di convincere la Gran Bretagna a rinunciare alla presidenza del semestre europeo, "o in caso di necessità, a togliergliela", scrive il giornale tedesco.

"La coerenza deve prevalere" ha detto la ministra della Difesa olandese Jeaninine Hennis-Plasschaert, a nome della presidenza Ue di turno, riferita al governo di Londra, dopo aver affermato che "nessuno, ripeto nessuno, trarrà beneficio da restare nel limbo politico".  vedi l'articolo

lunedì 27 giugno 2016

VIAGGI, VACANZE STUDIO E VOLI LOW-COST NEL DOPO BREXIT

Pubblicato da RaiNews.it:

Viaggiare dopo la Brexit: ecco cosa cambierà

Passaporti, visti, vacanze studio più care ma souvenir più convenienti. Per chi vuole viaggiare o lavorare in Gran Bretagna le novità arriveranno. Magari non subito, ma arriveranno.

Ecco qual è lo scenario più probabile, dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea:

Documenti: servirà il passaporto? Probabilmente sì, ma non nell’immediato. Ora per viaggiare in territorio britannico basta presentare la carta d’identità valida. Ma l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea potrebbe a breve comportare l’introduzione di un visto per poter fare ingresso nel Paese. Prima che questo accada però è necessario venga nominato il suo successore alla guida del partito conservatore e del governo. Dopo la vittoria dei ‘leave’ al referendum, il primo ministro David Cameron ha infatti annunciato che si dimetterà, lasciando ad altri il compito di trattare con Bruxelles le modalità dell’uscita.

E se Scozia e Irlanda uscissero dal Regno? Difficoltà maggiori potrebbero sopraggiungere se Scozia e Irlanda del Nord volessero veramente separarsi dalla Gran Bretagna per rimanere nello spazio europeo. Ora i paesi dell’arcipelago britannico c’è una ‘Common travel area’ che facilita gli spostamenti tra Gran Bretagna e Irlanda, ma un cambiamento geopolitico potrebbe complicare le cose aggiungendo ostacoli e burocrazia.

Studiare in Inghilterra diventerà più costoso? Fino ad oggi chi voleva emigrare a Londra per studiare l’inglese, magari lavorando intanto come commesso o barman, aveva delle facilitazioni riservate ad hoc per gli stranieri che volevano farsi un’esperienza in Uk. Queste ora verranno a meno e cercarsi il classico lavoretto potrebbe diventare più complicato. Studiare in Inghilterra poi potrebbe diventare più costoso.

Sarà più conveniente acquistare nel Regno Unito adesso? Già stiamo assistendo alla svalutazione della sterlina che causerà una propabile perdita di potere d’acquisto per la moneta inglese. Dopo l’esito del referendum sarà più conveniente, per noi europei, comprare al’interno dei confini del Regno rispetto al passato.

Che fine faranno i voli low cost? Easy Jet ha già comunicato che spingerà perché il egno Unito confermi la sua adesione al Mercato Comune Europeo, almeno per i voli aerei. Ryanir, che ha sede in Irlanda, mette in discussione l’attuale organizzazione dei voli diretti in Gran Bretagna.

Internet, assicurazioni e altri servizi. Cosa non sarà più scontato? Tra i servizi assicurati dagli accordi europei che potrebbero subire i contraccolpi della Brexit ci sono: la copertura sanitaria in viaggio, ch permette di ricevere assistenza in caso di malattia grazie alla tessera sanitaria personale valida in tutti gli stati europei; i costi del roaming per poter utilizzare la rete internet all’estero (ora attivare il servizio costa meno nei paesi Ue rispetto che nei paesi esclusi dall’Unione, in futuro il prezzo potrebbe salire); le agevolazioni per i i biglietti del treno Interail, ticket ferroviari dalla tariffa agevolata per chi vuole vaiggiare l’Europa su rotaie; le assicurazioni di viaggio, i rimborsi per danni subiti negli aeroporti internazionali e le procedure di tracciamento dei bagagli.

CHE COS'E' L'UE? I DUBBI DEI BRITANNICI DOPO LA CHIUSURA DELLE URNE

Panorama.it pubblica:

Chi ha votato Brexit forse non sa neanche cos’è l’UE

L’analisi dei trend di Google mette in rilievo tutti i dubbi del popolo britannico. Anche a voto compiuto.

Piaccia o meno alla fine il popolo britannico si è espresso. Vuole un futuro fuori dall’Europa. Cosa succederà ora è difficile dirlo, ma una cosa è certa: Brexit è un punto di non ritorno, una decisione che cambierà le sorti del popolo britannico (e quelle dell’Europa intera).

Qualcuno si pentirà della propria scelta, qualcun altro no. Di certo si può dire che non tutti i gli aventi diritto siano arrivati al voto con le idee chiare. Una semplice analisi su Google Trends – il tool gratuito che permette di osservare le tendenze di ricerca sul motore di ricerca più importante al mondo – mette a nudo tutti i dubbi del Regno Unito prima ma soprattutto dopo il referendum sulla Brexit.

All’una di venerdì, otto ore dopo la chiusure delle urne, molti, moltissimi utenti britannici si sono ritrovati davanti alla tastiera di un computer o di un cellulare a interrogarsi sul futuro del proprio Paese. “Cosa significa lasciare l’UE?”, “Cos’è l’UE?”, "Quali sono le nazioni nell’’UE?”, "Cosa succederà ora che abbiamo lasciato l’UE?”.

INCONTRO TRA MERKEL, RENZI E HOLLANDE: NIENTE NEGOZIATI FINO ALLA NOTIFICA FORMALE GB

Pubblicato da ANSA:

Brexit, Merkel, Hollande e Renzi: 'Niente negoziati prima di notifica formale Gb'

Renzi: 'E' tempo propizio per una nuova Europa', Hollande: 'Non possiamo perdere tempo', Merkel: 'Trovare procedura comune negoziato Gb'.

Angela Merkel, Francois Hollande e Matteo Renzi, riuniti a Berlino, sono d'accordo nel non aprire colloqui formali o informali con Londra sulla Brexit prima che la Gran Bretagna presenti formale richiesta di attivazione dell'articolo 50 del Trattato.

"Quello che è accaduto nell'ultima settimana ci dimostra che questo è un tempo propizio: se da un lato siamo tristi per il voto dei britannici è anche vero che questo è un tempo propizio per una nuova pagina dell'Ue". Lo afferma il premier Matteo Renzi dal vertice di Berlino individuando nella parola greca 'kairos', che significa "tempo opportuno", quella adatta a descrivere questo momento dell'Europa.

I POSSIBILI EFFETTI DELLA BREXIT SULLA MOBILITA' DEL LAVORO

IlSole24ore.com pubblica:

La mobilità del lavoro dopo Brexit: che cosa rischiamo (e che cosa rischiano gli inglesi).

Gli effetti di Brexit sulla libera circolazione dei lavoratori sono ipotizzabili in base a due scenari che potrebbero aprirsi da qui a due anni.

1/6 Se ci fosse un accordo-ponte oppure no
Il Regno Unito potrebbe stipulare un accordo simile a quello che riguarda la Norvegia: tale intesa permetterebbe di far parte dello Spazio economico europeo con Svizzera, Liechteinstein e Islanda, e con pochi cambiamenti rispetto a oggi. 

2/6 Cercare lavoro in Uk non sarà più un diritto
In assenza di accordo, i cittadini degli Stati membri saranno privati dei vantaggi insiti nel sistema della libera circolazione dei lavoratori che ha portato all'eliminazione dei permessi di lavoro, con le autorità nazionali tenute a chiedere unicamente la sussistenza del permesso di soggiorno. 

3/6  Maggiore contraccolpo per le attività più semplici
La conseguenza più grave potrebbe riguardare chi cerca un lavoro per il quale non è richiesta una particolare qualifica. Saranno così le attività lavorative più semplici a subire il maggiore contraccolpo. 

4/6 Via i diritti di circolazione e soggiorno
La Brexit spazzerà via anche i diritti consolidati nella direttiva 2004/38/Ce sul diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. Un danno non solo per i tanti cittadini italiani e di altri Stati membri in entrata nel Regno Unito, ma anche per i britannici che perderanno la cittadinanza europea.

5/6 Società, addio all’equiparazione
Anche le società saranno colpite dalla Brexit. Il Regno Unito non sarà più tenuto a equiparare le società costituite conformemente alla legislazione di uno Stato membro con sede sociale all'interno dell'Unione alle persone fisiche con cittadinanza di uno degli Stati membri.

6/6 Ostacoli per i professionisti
I liberi professionisti del Regno Unito non avranno più il diritto alla libera prestazione dei servizi e il diritto di stabilimento, con svantaggi in particolare tra le professioni regolamentate. Effetti negativi, inoltre, potranno esserci nel campo della professione forense...

CAMERON DICHIARA: PER IL MOMENTO NON CHIEDEREMO L'ARTICOLO 50

Dal sito web Il Fatto Quotidiano:

Brexit, Cameron: “Uscita da Ue non sarà una passeggiata”. Osborne: “Avvieremo negoziato quando avremo piano”.

"Ho parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese Francois Hollande e ho detto loro che per il momento non chiederemo l’articolo 50", ha detto il premier nel suo discorso alla Camera dei Comuni. Partito conservatore: "Nuovo leader Tory entro il 2 settembre".

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea? “Avrà un peso non indifferente sull’economia britannica". L’attivazione dell’articolo 50? “Per il momento Londra non la chiederà”. I tempi di Brexit? “Per avviare i negoziati bisognerà attendere che il Regno Unito abbia un piano preciso e un nuovo premier”.
 Sono i messaggi in arrivo dal Regno Unito a quattro giorni dal referendum che ha visto la vittoria del “Leave”, sancendo quindi l’uscita dalla Gran Bretagna dall’Unione Europea. Diversi i fronti caldi a Londra in queste ore: dall’intervento diDavid Cameron alla camera dei Comuni, in cui il premier ha annunciato di non avere intenzione per il momento di chiedere l’articolo 50, alle dichiarazioni del Cancelliere dello ScacchiereGerge Osborne sui tempi e le modalità di uscita della Gran Bretagna dall’Ue, fino alla guerra intestina che si è scatenata tra i Labour. Sullo sfondo, fino ad oggi, c’erano le possibili contromosse dei pro Remain.

SCOSSA BREXIT SULLE BORSE, MILANO IN NETTO CALO

Pubblicato da ANSA:

Effetto Brexit sulle Borse, Milano chiude in calo del 3,94%, Europa manda in fumo altri 282 mld, banche inglesi e sterlina ko.

Tensione sui mercati dopo il venerdì nerissimo. Spread poco mosso, non si arresta la corsa dell'oro.

La Borsa di Milano chiude in netto calo, scossa ancora dalla Brexit, e l'Ftse Mib perde il 3,94% scivolando a 15.103 punti. Le Borse europee chiudono in forte calo. Londra perde il 2,55% con l'indice Ftse 100 che scivola a 5.982. Francoforte lascia il 3,02% con l'indice Dax a 9.268 punti. Parigi perde il 2,97% con il Cac 40 a 3.984 punti.

Le Borse europee hanno mandato in fumo altri 282 miliardi di euro nei nuovi cali per la Brexit: A tanto ammonta la capitalizzazione di mercato persa nel Vecchio Continente, considerando un calo del 4,10% dell'indice paneuropeo Stoxx Europe 600 che valeva oltre 6.869 miliardi venerdì.

Nuovo scivolone a Piazza Affari nel dopo Brexit, con un calo del 3,94% per l'Ftse Mib dopo il tonfo del 12,5% segnato già venerdì. Perdono soprattutto le banche, in questa nuova fase di forte incertezza sui mercati, con l'indice milanese del comparto giù del 9,23%. La forte volatilità nel corso della seduta si traduce in una serie di sospensioni a singhiozzo su molti dei titoli principali. Mps alla fine è la peggiore e cede il 13,3%, Mediobanca il 12,8%, Intesa Sanpaolo il 10,9%, mentre Unicredit perde l'8%. Pesante anche Ubi (-6,3%) nel giorno della presentazione del nuovo piano industriale. Bpm perde il 7,2%, mentre il Banco Popolare lascia il 6,2%. Tra gli altri finanziari, Azimut va già dell'11,8%, Unipol del 10,2% e Generali dell'8,5%. Particolarmente pesante Yoox (-9,6%) che segna una quota importante dei ricavi nel Regno Unito e potrebbe risentire della debolezza della sterlina. Nel paniere principale riescono a chiudere in marginale rialzo solo Recordati, Terna, Campari e Italcementi. Dopo il rialzo da 0,70 a 0,80 euro dell'Opa offerta dalla cordata Bonomi Rcs termina in rialzo del 5% allineandosi esattamente al prezzo dell'offerta. Si allontana Cairo che con un calo oggi del 5,93% si porta a 4 euro e valuta al concambio 0,64 le Rcs.

Si preannuncia una nuova giornata di passione per i listini di Borsa europei dopo il crollo di venerdì scorso a seguito del referendum sulla Brexit. Tra le piazze principali Milano (Ftse Mib -2,38%) continua ad essere la peggiore insieme a Francoforte (-2,13%), Parigi (-2%) e Londra (-2,12%), mentre Madrid (-1,3%) appare più cauta. Sotto pressione Atene (-2,62%) e Stoccolma (-6,3%), chiusa venerdì scorso insieme a Helsinki (-5,79%). Un po' ovunque soffrono i titoli bancari, a partire dalle inglesi Barclays (-15,17%), Lloyds (-9,67%) e Prudential (-8,26%). A Milano, è ancora congelata Intesa, Mps cede l'11,91%, Mediobanca il 9%, Unicredit l'8%, mentre Bpm e Banco lasciano sul campo rispettivamente il 6,95% ed il 6,88%.

domenica 26 giugno 2016

BREGRET: I PENTITI DEL VOTO A FAVORE DEL BREXIT

Dal sito web de Il Fatto Quotidiano:

Bregret, ecco i pentiti del Leave: “Non credevo che la Brexit avrebbe vinto davvero”. E Farage si rimangia promesse.

La stampa inglese racconta le storie di chi ora vorrebbe avere la possibilità di esprimersi di nuovo perché ha votato soprattutto per protesta, senza aspettarsi conseguenze come il crollo della sterlina.

“Vorrei avere la possibilità di votare di nuovo“. “Sono sotto choc, non credevo che sarebbe successo. Non pensavo che il mio voto per il Leave contasse granché”. “Mi sento male per i miei figli, avrebbero voluto rimanere”. L’hanno battezzato Bregret: è ilrimorso di chi giovedì scorso si è espresso per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ma il mattino dopo, davanti all’esito del referendum, si è pentito della scelta e magari ha pensato di correre ai ripari firmando la petizione – su cui è già stata aperta un’indagine per presunte sottoscrizioni fraudolente – per chiedere un secondo referendum. Perché quella croce sul quadratino accanto al Leave l’ha messa solo per protesta contro il governo Camerono l’establishment comunitario, credendo che alla fine avrebbe comunque prevalso il Remain. Oppure perché ha optato per l’uscita credendo a promesse elettorali come quella secondo cui i “350 milioni di sterline che Londra versa ogni settimana alla Ue” sarebbero stati girati al National
health service, il servizio sanitario nazionale. Peccato che poche ore dopo la vittoria della Brexit il leader dell’Ukip, Nigel Farage, abbia clamorosamente smentito la promessa.

Leggi l'intero articolo

LONDINESI ATTIVANO UNA PETIZIONE PER L'INDIPENDENZA DI LONDRA DALL'UK

Dal sito web de Il Sole 24 ore:

Londra chiede l'indipendenza

Manifestazione di cittadini inglesi
per promuovere un nuovo referendum
per rientrare nell' unione europea 
(foto IPP/zumapress)

Londra, dove il 60% degli elettori ha votato a favore di restare nella Ue, ha avviato un'altra petizione per chiedere l'indipendenza dal Regno Unito e aderire all'Unione Europea. La prospettiva di una città-stato indipendente è piaciuta a oltre centomila persone, che hanno firmato la petizione al sindaco della capitale, il laburista Sadiq Khan, che era schierato con Remain. La petizione spiega che «Londra è una città internazionale, e vogliamo restare nel cuore dell'Europa».

OLTRE 3 MILIONI DI FIRME PER IL SECONDO REFERENDUM

Dal sito web de Il Sole 24 ore:

Londra: oltre 3 milioni di firme per nuovo referendum 

La petizione online al Parlamento che chiede di indire un secondo referendum sulla UE ha già avuto oltre 3 milioni di firme, molte più del numero necessario per essere discussa a Westminster.

Nonostante il sito fosse andato temporaneamente in tilt per eccesso di traffico, centinaia di migliaia di persone in poche ore sono riuscite a firmare la petizione, e il numero cresce di ora in ora.

Le regole prevedono che un secondo referendum possa essere concesso «se il voto del precedente è sotto il 60% e se l'affluenza è stata meno del 75%». In questo caso il voto a favore di Brexit ha raccolto il 51,9% dei voti e l'affluenza è stata del 71,8 per cento. Il Comitato Petizioni del Parlamento si riunirà martedì per decidere se la questione potrà essere discussa a Westminster.


RIVOLTA NEL PARTITO LABURISTA CONTRO LA LEADERSHIP DI CORBYN

Dal sito web de Il Sole 24 ore:

Dopo la Brexit labour nel caos, sollevazione contro Jeremy Corbyn

Notte dei lunghi coltelli nel partito laburista in rivolta contro la leadership di Jeremy Corbyn spinto in un angolo come mai prima d'ora. Sette ministri del governo ombra hanno lasciato l'incarico nell'esecutivo di opposizione dopo lo scontro violento che ha visto il licenziamento di Hilary Benn, responsabile esteri.
...
Due giorni fa quattro deputati Labour avevano annunciato di voler chiedere la sfiducia del loro leader... continua a leggere


L'UK NON CHIEDERA' L'ATTIVAZIONE DELLA BREXIT

L'ANSA pubblica:

Ue: GB non chiederà Brexit a vertice, la trattativa non parte
Secondo fonti del Consiglio Ue Cameron non chiederà l'attivazione dell'articolo 50 per il ritiro della Gran Bretagna dall'Europa. Senza la notifica formale Bruxelles non avvierà alcuna procedura di uscita.
Brexit: fonti Ue, nessun negoziato senza richiesta Gb © APIl Parlamento di Edimburgo potrebbe cercare tramite un voto dell'assemblea di bloccare la Brexit. Lo ipotizza la leader scozzese Nicola Sturgeon, senza precisare su quali basi legali questo potrebbe avvenire. Secondo la leader scozzese sarebbe giusto concedere al Parlamento di Edimburgo "il diritto di esprimere il suo consenso" alla Brexit, che lei sostiene possa essere vincolante. Ma Sturgeon ammette anche che sicuramente il governo di Londra non la vedrà allo stesso modo. Secondo un sondaggio pubblicato dal Sunday Times, La maggioranza degli scozzesi è in favore dell'indipendenza dal Regno Unito dopo il referendum sulla Brexit. Il 52% chiede di separarsi da Londra, contro il 48% che è contro questa ipotesi. La rilevazione ribalta il risultato del referendum sull'indipendenza della Scozia vinto nel 2014 dagli unionisti: allora i 'sì' alla secessione erano il 45%, i 'no' il 55%.

Die Welt, Merkel vuole temporeggiare - Angela Merkel vuole evitare azioni precipitose per la Brexit, anzi tende a temporeggiare: lo scrive Die Welt.

DIMISSIONI JONATHAN HILL, COMMISSARIO EUROPEO PER I SERVIZI IFINANZIARI

Letto su Il Sole 24 ore:

Brexit: si dimette Hill, uomo di Cameron nella Ue

Jonathan Hill (Epa)Venerdì i britannici hanno scelto Brexit e l’impatto su Europa e mercati, come temuto, è stato molto pesante. Un punto di svolta non solo per il Regno Unito ma anche per la Ue, che ora affronta uno scenario politicamente inedito e carico di incertezze. Come prima conseguenza del voto David Cameron ha annunciato le sue dimissioni a ottobre in occasione del Congresso del partito. E oggi ha lasciato anche Jonathan Hill, commissario europeo per i servizi finanziari e uomo di David Cameron a Bruxelles. Sul fronte della reazioni comunitaria, oggi a Francoforte si sono visti i ministri degli esteri della Ue che hanno invocato un rapido inizio delle trattative. Ci potrebbero volere due anni per completare le procedure di “separazione”.

Tutte le banche centrali sono in massima allerta: la Banca d’Inghilterra, ha detto il suo presidente Mark Carney, è pronta a iniettare 250 miliardi di sterline di liquidità per garantire il regolare funzionamento del mercato, alle prese con fortissime pressioni al ribasso. La Banca nazionale svizzera è intervenuta per fermare la corsa del franco, diventato una valuta rifugio dopo l’esito del referendum. Anche Bce e Fed sono pronte a intervenire. Ecco gli aggiornamenti in tempo reale.

RICHIESTE DI CITTADINANZA ITALIANA DA PARTE DI CITTADINI BRITANNICI DOPO BREXIT

ANSA pubblica:

Britannici chiedono la cittadinanza all'Italia dopo Brexit
"Rimpiangiamo l'orribile decisione del nostro paese"

Londra, 24 giugno - Il Consolato d'Italia a Londra ha ricevuto 31 richieste di cittadinanza italiana da parte di cittadini inglesi insoddisfatti, il giorno successivo alla vittoria della Brexit.

"Alla luce della orribile decisione presa dal mio paese di lasciare l'Unione Europea, desidero richiedere la cittadinanza italiana" dichiara uno dei richiedenti.

Quattro sono le richieste analoghe fino ad ora giunte al Consolato d'Italia in Edimburgo.




CLAMOROSA RITRATTAZIONE DI FARAGE SULLA SANITA' PUBBLICA

La marcia indietro di Nigel Farage su Brexit: i 350 milioni di sterline non saranno più destinate alla sanità pubblica.

Con una dichiarazione che ha colto tutti di sorpresa, il leader dell'UKIP Nigel Farage ha riconosciuto che i responsabili dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea “hanno commesso un errore” quando hanno promesso agli elettori che, in caso di vittoria del Leave, i 350 milioni di sterline che ogni settimana vengono versati alla Comunità Europea sarebbero stati destinati all’istruzione pubblica e soprattutto al sistema sanitario nazionale. 

Intervistato sul canale britannico ITV, Farage ha infatti ammesso che questo trasferimento di denaro non potrà avvenire. “È stato commesso un errore: nessuno può assicurare che una tale cifra andrà al servizio sanitario pubblico, è una cosa che io non direi mai. Fare questa promessa è stato uno sbaglio”, ha dichiarato Farage, innocentemente. “Qundi era solo propaganda?", ha chiesto la conduttrice. “Non era un mio slogan", ha risposto Farage. 

LONDRA PROTESTA CONTRO BREXIT: "HANNO VOTATO CONTRO L'IMMIGRAZIONE, NON CONTRO L'UE"

I cittadini londinesi manifestano in piazza contro il risultato del referendum

Londra scende in strada e fa sentir la sua voce di protesta contro la votazione che ha decretato l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Qualcuno dichiara di sentirsi improvvisamente privato dei propri diritti di "cittadino europeo", altri sostengono che il voto sia stato in realtà un voto contro l'immigrazione più che contro l'Unione Europea. "Sono state date informazioni sbagliate" sostengono molti.

Gruppi di manifestanti, con tanto di striscioni e cartelli pro-Europa, si sono radunati davanti al Palazzo di Westminster, sede del Parlamento britannico, per gridare il loro disappunto. Alcune madri si sono dette preoccupate per il futuro dei loro figli, che potrebbero essere privati, in futuro, della possibilità di studiare e fare ricerca all'estero.







sabato 25 giugno 2016

BREXIT: LA SPAGNA VUOLE INDIETRO GIBILTERRA

Se è vero che l'UK ha, nel suo complesso, votato per il 'Leave', va anche considerato che il 95,9% dei votanti di Gibilterra ha votato per il 'Remain'. 

Risultati immagini per gibilterraIl ministro degli Esteri di Madrid propone a Londra la "cosovranità" sul territorio, che sarebbe il preludio alla restituzione.

Nel Regno Unito è dunque arrivato il via libera alla Brexit da parte dei cittadini.  Ma il voto a Gibilterra ha avuto un esito molto netto: ben il 95,9 per cento dei votanti ha scelto  il ‘Remain’. Come conseguenza di questo risultato, la Rocca potrebbe, in un futuro prossimo, veder cambiare il suo assetto politico. In effetti il ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Garcia Margallo, dopo essere venuto a conoscenza del risultato del voto ha riproposto l’antica rivendicazione di Gibilterra alla Spagna.  La Rocca fu ceduta alla Gran Bretagna in seguito al Trattato di Utrecht del 1713. La proposta di Garcia Margallo sarebbe quella di una “co-sovranità” di Londra e Madrid sulla Rocca, che si trova all'estremo sud della penisola iberica. Ma questo solo per un periodo di transizione, in vista della vera e propria “restituzione alla Spagna”.

ISIS DICHIARA CHE BREXIT E' "L'INIZIO DELLA DISINTEGRAZIONE"

Il messaggio sarebbe stato intercettato sui canali di comunicazione criptati usati dai militanti

Secondo una notizia diffusa da ANSA, gli jihadisti dell'Isis e di altri gruppi estremisti si sarebbero scambiati messaggi sulla vittoria di Brexit, definendo questo evento come "l'inizio della disintegrazione".
Sembra inoltre che siano stati lanciati appelli per attaccare Berlino e Bruxelles, allo scopo di "paralizzare" il Vecchio Continente. 

BREXIT: CRESCONO LE FIRME PER LA PETIZIONE PER UN SECONDO REFERENDUM.

Intanto la Premier scozzese chiede che il governo dia subito il via ai negozi

Il giorno successivo al referendum che ha visto la clamorosa vittoria del Leave sul Remain, i ministri degli esteri dei Paesi fondatori si sono incontrati a Berlino per discutere sul futuro della Comunità Europea e per stabilire quali dovranno essere i prossimi passi.

Nel frattempo, la petizione per richiedere l'indizione di un secondo referendum sulla Brexit ha superato il milione e mezzo di firme, come si legge sul sito del governo britannico che rende pubbliche tutte le petizioni: sul sito petition.parliament.uk le firme aumentano di minuto in minuto. 

Chi vuole firmare la proposta può cliccare su 'sign the petition' e compilare tutti i campi. Naturalmente possono firmare solo i cittadini britannici e i residenti nel Regno Unito. Secondo la mappa pubblicata sul sito, la più alta concentrazione di firmatari si trova nelle principali città della Gran Bretagna, Londra in testa.

Inoltre è stato reso noto che la Premier scozzese Nicola Sturgeon, ha richiesto "l'avvio immediato" delle trattative con l'UE per l'uscita del Regno Unito nell'interesse del popolo scozzese, che nel referendum britannico ha votato in prevalenza contro la Brexit a differenza della maggioranza degli elettori del Regno Unito.



DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI PARLAMENTO, CONSIGLIO E COMMISSIONE EUROPEA SUL RISULTATO DEL REFRENDUM


Bruxelles, 24 giugno 2016


Il Presidente Schulz, il Presidente Tusk e il Primo ministro Rutte si sono incontrati questa mattina a Bruxelles su invito del presidente della Commissione Juncker per discutere dell'esito del referendum tenutosi nel Regno Unito e hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta:

"Nell'ambito di un processo libero e democratico il popolo britannico ha espresso il desiderio di lasciare l'Unione europea. Pur rammaricandoci di questa decisione, la rispettiamo.

Si tratta di una situazione senza precedenti ma siamo uniti nel farvi fronte. E rimarremo fermi nella difesa dei valori fondamentali dell'UE - promuovere la pace e il benessere dei suoi cittadini. L'Unione di 27 Stati membri proseguirà il suo cammino. L'Unione costituisce il quadro di riferimento del nostro comune futuro politico. Siamo uniti dalla storia, dalla geografia e da interessi comuni e su tale base svilupperemo la nostra cooperazione. Insieme affronteremo sfide comuni per favorire la crescita, incrementare la prosperità e garantire ai nostri cittadini un ambiente sicuro. Le istituzioni svolgeranno appieno il loro compito per conseguire tali obiettivi.

Ci aspettiamo ora che il governo del Regno Unito dia esecuzione quanto prima alla decisione del popolo britannico, per quanto doloroso possa essere tale processo. Ogni ritardo finirebbe infatti per prolungare inutilmente l'incertezza. L'Unione è dotata di regole per gestire questa situazione in modo ordinato. L'articolo 50 del trattato sull'Unione europea stabilisce la procedura da seguire nel caso in cui uno Stato membro decida di lasciare l'Unione europea. Siamo pronti ad avviare in tempi rapidi i negoziati con il Regno Unito per definire i termini e le condizioni della sua uscita dall'Unione europea. Ma fino alla conclusione di tali negoziati il Regno Unito rimarrà membro dell'Unione europea, con tutti i diritti e gli obblighi che ne derivano. Conformemente ai trattati che il Regno Unito ha ratificato, il diritto dell'UE continuerà ad applicarsi integralmente al e nel Regno Unito fino a quando il paese cesserà di essere membro dell'UE.

Come era stato concordato, la “Nuova intesa per il Regno Unito nell'Unione europea”, raggiunta al Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016, non entrerà in vigore, cesserà di esistere e non sarà rinegoziata.

Per il futuro speriamo che il Regno Unito possa rappresentare un partner stretto dell'Unione europea e ci aspettiamo che il paese formuli proposte concrete in tal senso. Ogni accordo che sarà concluso con il Regno Unito in quanto paese terzo dovrà tenere conto degli interessi di entrambe le parti ed essere equilibrato in termini di diritti e obblighi.”

LE REAZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL'ESITO DEL REFERENDUM SU BREXIT

I membri del Parlamento Europeo e le loro reazioni dopo il voto a favore dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea: guarda il video

LE DICHIARAZIONI ALLA STAMPA DI MATTEO RENZI SULL'ESITO DEL REFERENDUM SU BREXIT (VIDEO)

I VERTICI EUROPEI SI PREPARANO A GESTIRE LA BREXIT

Si confida in un avvio rapido delle trattative per l'uscita dall'UE, ma la Merkel ricorda che spetta all'UK fare il primo passo.

Dopo la vittoria del Leave al referendum su Brexit, i capi della diplomazia dei sei Paesi fondatori dell'Unione Europea (ossia Italia, Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo e Belgio) si sono incontrati a Berlino per parlare delle conseguenze del voto britannico. 
"Non permetteremo a nessuno di rubarci l'Europa", ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier prima che il vertice avesse inizio. E se il sentimento comune dei ministri degli Esteri è quello di un avvio rapido delle procedure per l'uscita del Regno Unito dall'UE, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato che il primo passo spetta alla Gran Bretagna.











I PRO E I CONTRO DELLA BREXIT

Quali saranno le conseguenze positive e quelle negative di Brexit?

La vittoria del “Leave” nel referendum sulla Brexit avrà per prima cosa implicazioni dirette sull'economia occidentale: l'Unione Europea interromperà l'erogazione di fondi al Regno Unito, gli accordi commerciali dovranno essere revisionati, e l'Europa, intesa come UE, perderà il 17% del Pil e il 12% della sua popolazione.
Per quanto riguarda il medio-lungo periodo, gli investitori esteri saranno diffidenti sull’impatto che il voto a favore della Brexit avrà sul mercato.
Inoltre, è prevedibile che in Europa i partiti nazionalisti rivestiranno un ruolo sempre più importante nelle prossime elezioni di Germania e Francia.
Ma proviamo anche a capire quali potrebbero essere gli effetti positivi della dalla Brexit.
Secondo alcune stime, le tasse per i cittadini britannici si ridurranno, perchè il Regno Unito risparmierà gli 8,5 miliardi di sterline dei fondi ora destinati all’Ue. Inoltre, il PIL potrebbe salire dell’1,6%, soprattutto se Londra riuscirà a rinegoziare gli accordi commerciali e a ottenere uno schema di libero scambio.

Brexit: i prossimi passi, le tempistiche e l'impatto sull'UE

Proviamo a rispondere a quelli che sono i principali interrogativi, ora che l'UK ha votato per uscire dall'Unione Europea.

Quanto tempo ci vorrà per lasciare l'UE?

Ci vorrà un minimo di due anni per il Regno Unito per lasciare l'UE. Durante questo periodo, l'UK continuerà a rientrare nei trattati e nelle leggi dell'Unione Europea - tuttavia non prenderà parte a nessun processo decisionale.

Che cosa succederà in questo periodo?

l'UK dovrà delineare i termini della sua separazione dall'UE. Gli argomenti da trattare includono i regolamenti finanziari che continueranno ad applicarsi alla City of London, le tariffe commerciali e i diritti di spostamento per i cittadini UE e UK tra i vari paesi. Gli accordi andranno ratificati sia dal Consiglio Europeo che dal Parlamento Europeo a Strasburgo.

Che impatto avrà Brexit sull'UE?

Alcune persone all'interno della comunità UE ritengono che l'uscita del Regno Unito possa incoraggiare altre nazioni a seguirne l'esempio indicendo un proprio referendum o richiedendo accordi diversificati e su misura.

DOPO IL REFERENDUM, I BANCHIERI SI PREPARANO A LASCIARE LA CITY LONDINESE

Con la Brexit si assisterà molto probabilmente alla "fuga" di molte banche, che lasceranno Londra per dirottarsi verso l'Irlanda o la Germania

Secondo quanto si legge sul quotidiano online IlSole24Ore, alla luce del risultato del referendum sulla Brexit la Gran Bretagna dovrà rassegnarsi ad un esodo di migliaia di banchieri, che sceglieranno di lasciare la City per spostare i loro centri di affari in altre capitali europee.

Uno smacco per la capitale britannica, che fino ad oggi è stata considerata la capitale della finanza europea e che attualmente ospita le sedi di numerosi istituti bancari europei e americani. Non è un caso che le maggiori banche, in vista del referendum sulla Brexit, abbiano sostenuto la campagna per il "Leave", spesso anche con contributi finanziari.




venerdì 24 giugno 2016

BREXIT, LA VITTORIA DEL "LEAVE" E LE DIMISSIONI DI CAMERON

Nella sfida tra il leader dei Conservatori, David Cameron, e il leader dell'UKIP Nigel Farage pare che per adesso sia quest'ultimo a vincere. Contro ogni previsione, il Regno Unito ha votato per il "Leave", per lasciare l'Unione Europea, con il 51,9% dei voti a favore dell'uscita dallUE. Inevitabili le dimissioni del Primo Ministro David Cameron, che, pur avendo voluto l'indizione del referendum, è sempre stato sfavorevole alla possibilità che l'UK lasciasse l'Unione Europea.

Vittoria della Brexit, listini londinesi e sterlina a picco - economy

*Sterlina ai minimi da trent'anni* e listini azionari londinesi a picco all'indomani del referendum che sancisce l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Stamane il FTSE di Londra ha registrato il crollo più pesante dalla crisi finanziaria del 2008. Già in apertura di contrattazioni *bruciava oltre 120 miliardi di sterline*. L'intervento della Banca d'Inghilterra è servito a tamponare le perdite, ma la moneta britannica a metà mattinata cedeva oltre 6 punti percentuali, il calo più netto da… ALTRE INFORMAZIONI: http://ift.tt/28TUtGd euronews: il canale di informazione più seguito in Europa. Abbonati ! http://www.youtube.com/subscription_center?add_user=euronewsit euronews è disponibile in 13 lingue: https://www.youtube.com/user/euronewsnetwork/channels In italiano: Sito web: http://it.euronews.com/ Facebook: http://ift.tt/N9quwy Twitter: http://twitter.com/euronewsit

#BREXIT HA VINTO LA DEMOCRAZIA. ADESSO UNA EUROPA DIVERSA (David Borrelli, M5S)

La Brexit cambia tutti gli equilibri europei. Adesso bisogna costruire una Europa diversa: basta potere alle banche e alle lobby, basta negoziati segreti su Ttip e Mes alla Cina, più democrazia diretta e reddito di cittadinanza. Seguici su: Blog: http://ift.tt/1BDcxv6 Facebook:http://ift.tt/1l3gP3L Youtube:http://www.youtube.com/user/5stelleeuropa Twitter: https://twitter.com/5stelleEuropa Instagram http://ift.tt/1FlhGIc G+: http://ift.tt/15huYe0 Produced by EFD Group www.efdgroup.eu

Jan Techau a Euronews:"La Brexit sarà dura per Londra"

Dopo il voto a favore della Brexit, che tipo di relazioni si prospettano ora per Londra e Bruxelles? Euronews lo ha chiesto al Direttore del Carnegie Europe Jan Techau. Euronews La Brexit non sarebbe potuta arrivare in un momento peggiore. L'Unione europea è attraversata da tantissime crisi, da quella dell'Eurozona ai rifugiati. Mi chiedo quali azioni avrebbe potuto compiere l'Europa.. Jan Techau Direttore del Carnegie Europe Nessuno sa in che modo gestire questa situazione. Le procedure van… ALTRE INFORMAZIONI: http://ift.tt/292OSOp euronews: il canale di informazione più seguito in Europa. Abbonati ! http://www.youtube.com/subscription_center?add_user=euronewsit euronews è disponibile in 13 lingue: https://www.youtube.com/user/euronewsnetwork/channels In italiano: Sito web: http://it.euronews.com/ Facebook: http://ift.tt/N9quwy Twitter: http://twitter.com/euronewsit

via YouTube http://youtu.be/h3dB9mZMD4k

Londra vuole uscire dal Regno Unito:la polemica su Brexit infuria sui social

Continuano le polemiche in seguito ai risultati del referendum del 23 giugno scorso, sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Non solo la Scozia, che ha votato in maggioranza per il Remain, paventa una secessione, e non solo in Irlanda del Nord si fa strada l'idea di un'annessione alla Repubblica di Irlanda.

A quanto pare ora anche Londra, i cui abitanti si sono espressi in prevalenza a favore della permanenza nell'UE, si dichiara polemicamente desiderosa di lasciare il Regno Unito, per rimanere annessa all'Unione Europea. Su Twitter hanno fatto la loro comparsa gli hashtag #IndipendenceForLondon e #londependence.

Brexit: Nigel Farage chiede un governo Brexit

Nigel Farage vesta i panni del vincitore dopo la decisione dei britannici di uscire dall'Unione europea. Il leader dell'Ukip chiede "un governo Brexit" dopo la vittoria del fronte Leave. "Il sole è sorto sul Regno Unito indipendente. E guardate, anche il tempo è migliorato. È una vittoria della gente comune, della gente per bene, una vittoria contro le grandi banche d'investimenti, contro i grandi affaristi, contro la grande politica - ha detto Farage.

via YouTube http://youtu.be/-_aXpLW9Yg8

Brexit: il Premier David Cameron annuncia le sue dimissioni

Il premier britannico David Cameron annuncia le sue dimissioni. Il capo del governo di Londra, che si era battuto perché il Paese rimanesse nell'Unione europea, spiega che la volontà dei britannici sarà rispettata, ma con un nuovo leader. "Ho combattuto questa campagna nell'unico modo che conosco, ossia dicendo esplicitamente e con passione quello che penso con la testa, con il cuore e con l'anima. Non ho avuto nulla in cambio - ha detto Cameron.

via YouTube http://youtu.be/OcB2C2guPnc

I britannici residenti in Spagna temono di perdere i loro diritti

Molte sono le preoccupazioni per gli europei residenti nel Regno Unito in seguito alla Brexit, ma molti dubbi anche  per gli inglesi che vivono all'estero.

Benidorm, Beach, SpagnaIn particolare, la Spagna, per via del clima favorevole e del costo della vita ridotto, nel corso degli anni ha attirato molti pensionati e molti  imprenditori del settore turistico.
La comunità britannica di Benidorm (città nei pressi di Alicante) si interroga sulla possibilità di perdere i diritti di cui ha goduto finora.

"Non sappiamo come staremo d'ora in poi - afferma ad esempio Chuck Daulson, proprietario di un bar -. Potremmo non avere più diritto a una pensione, all'assistenza medica nel paese che ci ospita".

Non resta che attendere l'evoluzione della vicenda per avere le idee più chiare su quello che succederà.

Foto: Pixabay

Brexit: vediamo chi ha votato per uscire dall’Unione europea

I risultati del referendum dicono che il voto per il remain ha prevalso nelle arre in cui ci sono più stranieri, giovani e istruiti

Londra, Victoria, Big BenUno degli slogan più utilizzati dai sostenitori della campagna per il leave nel referendum sulla Brexit è "Riprendiamo il controllo dei nostri confini". Il paradosso è che questa campagna ha fatto maggiormente breccia in quelle zone del Regno Unito dove la presenza di immigrati è più bassa.

Analizzando la distribuzione dei voti per il referendum, emerge l'immagine di un’Inghilterra nettamente divisa in due: i giovani contro i vecchi, le persone più istruite e benestanti contro quelle che hanno studiato meno e appartengono alla working class. Ma  c'è un ulteriore elemento a dividere il Paese: la presenza di stranieri. Paradossalmente, dove è più alta la percentuale di immigrati, più bassa è stata la percentuale del leave. In pratica, questo significa che chi vuole chiudere i confini vive in aree in cui è più bassa la presenza di persone che questi confini li hanno attraversati.
Foto: pixabay

BREXIT THE MOVIE FULL FILM

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BREXIT THE MOVIE is a feature-length documentary film to inspire as many people as possible to vote to LEAVE the EU in the June 23rd referendum. BREXIT THE MOVIE spells out the danger of staying part of the EU. Is it safe to give a remote government beyond our control the power to make laws? Is it safe to tie ourselves to countries which are close to financial ruin, drifting towards scary political extremism, and suffering long-term, self-inflicted economic decline? BREXIT THE MOVIE shows a side of the EU they don't want us to see: the sprawling self-serving bureaucracy, the political cynicism, the lack of accountability, the perks, the waste, the cronyism, the corruption. BREXIT THE MOVIE cuts through the patronizing intellectualism of the noble, higher goals of 'Project Europe', to reveal the self-interestedness of the political-bureaucratic class which runs and benefits from the EU. BREXIT THE MOVIE highlights the danger of becoming a prisoner in an insular, backward-looking Fortress Europe. And it explores the exciting opportunities that open up to us when we look beyond the narrow confines of the EU. BREXIT THE MOVIE looks to the future, arguing forcefully and persuasively that it is safer and wiser to live in a country which is free, independent, self-governing, confident and global. For more information, visit http://ift.tt/1s2LQjI
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Quanto costa essere uno stato membro dell'UE?

Come scrive The Post Internazionale, il fronte del leave, durante la campagna per il referendum per l'uscita dell'UK dall'UE, ha fatto leva in particolare su un punto: quello sui costi dell'Ue.

Infatti, in base ai dati diffusi e poi smentiti da testate autorevoli come il Financial times, il Regno Unito spenderebbe 350milioni di sterline ogni settimana, come contributo all'Unione europea.

Sempre secondo il Financial Times, il costo sarebbe equivalente a 130 sterline a persona all'anno. I contributi all'Ue rappresentano in pratica l'1,2 per cento del totale della spesa pubblica in servizi del Regno Unito.

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Brexit, Regrexit, Dell'Unione EuropeaOrmai la vittoria della Brexit è certa, ma il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk ha rassicurato che “Non ci sarà vuoto legale fino all’uscita formale della Gran Bretagna. Fino ad allora la legge Ue resta valida nel Regno Unito: ciò significa diritti e doveri”.

I trattati che legano il Regno Unito all’Unione Europea resteranno infatti in vigore ancora per un minimo di due anni a partire dall’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che definisce le modalità di recesso dall’Ue. 
I due anni di tempo che il Regno Unito avrà a disposizione per stabilire le modalità di uscita con le istituzioni europee inizieranno a far data dalla richiesta formale del governo britannico al Consiglio europeo: questa potrebbe avvenire martedì o mercoledì prossimo, in occasione del vertice europeo. Tusk ha già annunciato che una riunione informale “a 27” sarà anticipata per riflettere sul da farsi.

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Come annunciato dal Primo Ministro britannico David Cameron, la situazione dei cittadini dei Paesi membri dell’Unione Europea nel Regno Unito non cambia nell’immediato, almeno per i prossimi due anni.
Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato che il Governo italiano veglierà sul rispetto dei diritti acquisiti dei cittadini italiani tanto nell’immediato quanto nei futuri negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
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As declared by the British Prime Minister David Cameron, the situation for European Nationals living in the United Kingdom will not change in the immediate future, at least for another two years.
Paolo Gentiloni, the Italian Foreign Minister, has stated that the Italian Government will make sure that in the immediate future and in the framework of the United Kingdom’s negotiations to exit the European Union, the acquired rights of Italian nationals will be safeguarded.




http://www.amblondra.esteri.it/ambasciata_londra/it/ambasciata/ufficio-stampa/news/2016/06/risultato-referendum-britannico.html