Rischio o opportunità? L’Irlanda pesa le ricadute di Brexit
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Le ricadute negative per l’economia
Nei mesi che hanno preceduto il referendum britannico l’establishment politico ed economico irlandese è stato tra i più attivi sostenitori della campagna anti-Brexit. Il perché è presto detto (...): i possibili danni al commercio legati alla reintroduzione di barriere tariffarie (...), le restrizioni alla libera circolazione delle persone, con ripercussioni sul consistente numero di immigrati irlandesi che oggi trovano impiego nel Regno Unito. Alla vigilia del voto britannico uno studio di Standard&Poor’s aveva indicato l’Irlanda come il Paese che avrebbe avuto di più da perdere con Brexit (...).
E oggi è arrivato un giudizio di cauta preoccupazione anche da Fitch. L’agenzia, pur non modificando nell’immediato il rating di Dublino (reduce da un upgrade ad “A” in febbraio grazie alle ottime performance registrate), sottolinea i rischi e le incertezze che il voto britannico prospetta per la crescita irlandese e per i futuri rapporti con l’Irlanda del Nord. Sul fronte commerciale, Fitch evidenzia il peso attuale degli scambi bilaterali (l’export verso la Gran Bretagna è pari al 17% del Pil irlandese), in particolare in alcuni settori: basti pensare che il 49% delle esportazioni agricole di Dublino è diretto a Londra. La gravità dell’impatto di Brexit è naturalmente legata al tipo di accordo commerciale che Londra negozierà con la Ue: tanto maggiore quanto più pesanti saranno le barriere tariffarie reintrodotte. Il prevedibile rallentamento della crescita economica britannica – aggiunge ancora Fitch - potrebbe pesare poi indirettamente anche sull’incremento del Pil di Dublino, favorito in questi anni anche dalla relazione speciale con Londra, che ha marciato a ritmi superiori a quelli dell’Eurozona.