lunedì 28 novembre 2016

E' PAUL NUTTALL IL NUOVO LEADER DELL'UKIP

Risultati immagini per paul nuttallDopo le dimissioni di Diane James e un periodo di leadership "ad interim" di Nigel Farage, ora il Partito per l'Indipendenza del Regno Unito ha il suo nuovo leader.

Dopo le clamorose dimissioni di Farage, avvenute subito dopo la vittoria del Leave al referendum sulla Brexit, e la leadership della James, durata solo 18 giorni, il Partito per l'Indipendenza UK può di nuovo contare su una guida stabile. Si chiama Paul Nuttall, ha 39 anni ed è stato nominato nuova guida di UKIP con il 62% delle preferenze.

Nuttal, europarlamentare, originario dell'Inghilterra nord-occidentale, ha dichiarato che tra i primi punti del suo programma c'è la riunificazione del partito, attualmente diviso in varie fazioni createsi a causa di una forte crisi interna. Poi, c'è l'impegno a far rispettare il volere dei cittadini britannici che si sono espressi in maggioranza per il Leave durante il referendum per l'uscita dall'Unione Europea.
Nuttal ha anche dichiarato che l'UKIP sarà la "voce patriottica dei lavoratori".

sabato 26 novembre 2016

UNA TASSA PER MANTENERE LA CITTADINANZA EUROPEA

E' l'audace proposta che permetterebbe ai britannici di mantenere lo status di cittadino europeo. E a Verhofstadt è piaciuta molto.

Risultati immagini per verhofstadtPer i cittadini UK, la cittadinanza europea potrebbe diventare un diritto da acquisire in cambio del pagamento di una tassa: è questa la proposta dell'eurodeputato del Lussemburgo Charles Goernes, proposta che, come leggiamo oggi sul Times, ha riscontrato il consenso di Guy Verhofstadt, il capo negoziatore per le trattative Brexit nel Parlamento Europeo.

In pratica, in base alla proposta, i cittadini britannici che, dopo l'uscita effettiva del Regno Unito dall'Unione Europea, volessero mantenere il diritto di circolare, risiedere e lavorare liberamente nei paesi dell'UE potrebbero ottenere l'autorizzazione a fronte del pagamento di una tassa annuale, che finirebbe direttamente nelle casse di Bruxelles.

Verhofstadt ha riferito al Times di apprezzare la proposta: "Sono molti i cittadini britannici che hanno dichiarato di non voler rompere i loro legami con l'UE. Mi piace l'idea che coloro che attualmente hanno la cittadinanza europea e dicono di non volerla perdere abbiano la possibilità di mantenerla; il principio mi piace".

giovedì 24 novembre 2016

BREXIT: PER L'UK SI PROSPETTA UNA PERDITA PARI A 58 MILIARDI

Previsioni al ribasso per l'economia UK, almeno secondo il Ministro del Tesoro britannico Hammond. Ma c'è chi lo accusa di eccessivo pessimismo.

Philip Hammond, Cancelliere dello Scacchiere (ovvero Ministro del Tesoro) per l'UK, ha fatto i calcoli di quanto verrà a costare la Brexit e ha esposto i risultati durante l'Autumn statement, la presentazione al Parlamento della previsione economica per l'anno successivo.

I dati prospettati non sono positivi per il Regno Unito: secondo Hammond, infatti, la Brexit e il conseguente rallentamento dell'economia britannica comporteranno una perdita di 58 miliardi di sterline per il sistema UK nei prossimi anni. Il ribasso sarà progressivo e continuo almeno fino al 2020, quando il Regno Unito vedrà finalmente i segni della ripresa.

Ma non tutti condividono le previsioni del Cancelliere: alcuni deputati hanno contestato le dichiarazioni di Hammond, osservando che le sue previsioni sono troppo restrittive e basate sull'idea errata di una totale esclusione dal mercato comune. Molto critico anche il leader dell'UKIP, che accusa il governo di sprecare denaro pubblico ritardando l'uscita dall'Unione Europea.


martedì 22 novembre 2016

APPUNTAMENTO "INFERNALE" PER IL MINISTRO UK PER LA BREXIT A STRASBURGO

Vertice tra il ministro UK per la Brexit David Davis e Guy Verhofstadt, responsabile dei negoziati Brexit per il Parlamento Europeo.

Risultati immagini per david davisIl ministro britannico David Davis, Segretario di Stato per l'uscita dall'Unione Europea, si è recato a Strasburgo per incontrare Guy Verhofstadt, l'europarlamentare incaricato di gestire per conto del Parlamento Europeo le trattative con l'UK per la Brexit.
I portavoce britannici hanno sottolineato che lo scopo dell'incontro non era quello di aprire i negoziati, che potranno effettivamente avere inizio solo con l'attivazione dell'articolo 50, ma piuttosto quello di avviare un dialogo che conduca a un'uscita dell'UK dall'UE in un clima di distensione, favorevoli a tutti i paesi coinvolti.

Nonostante i buoni propositi, pare che le premesse dell'incontro non siano state caratterizzate da molta serenità: si dice che il ministro Davis, nei giorni precedenti all'incontro, si sia rivolto alla stampa riferendosi all'interlocutore Verhofstadt come a "Satana"; l'europarlamentare avrebbe ribattuto dicendo di non vedere l'ora di incontrare Davis per il loro "infernale incontro".

Nonostante questo preliminare scambio di convenevoli, Davis e Verhofstadt si sono trovati d'accordo sulla necessità di avviare il più presto possibile i negoziati sulla Brexit, per arrivare a una conclusione prima delle prossime elezioni europee. Punto di disaccordo, invece, è stata la libertà di circolazione delle persone, sulla quale Verhofstadt ha dichiarato di non voler assolutamente scendere a patti, ma che verrebbe invece messa in discussione se l'UK scegliesse di percorrere la strada di una "Hard Brexit".


lunedì 21 novembre 2016

IL GOVERNO UK ANNUNCIA UN TAGLIO ALLE TASSE. LONDRA DIVENTERÀ UN PARADISO FISCALE?

La May intende ridurre la corporation tax al 15%, e punta ad attirare i capitali mondiali verso Londra.

Risultati immagini per theresa mayEra già stata prevista una riduzione della tassazione per le imprese dal 20% al 17% entro l'anno 2020; ma ora Theresa May, Primo Ministro UK, si è impegnata a dare un ulteriore incentivo all'economia del Paese: durante un convegno alla presenza dei maggiori rappresentanti del settore industriale inglese, ha dichiarato che la corporation tax verrà ridotta al 15%, se non addirittura a meno.

La Premier ha anche annunciato uno stanziamento di fondi pari a 2 miliardi di sterline da investire nella ricerca e nello sviluppo, e ha confermato che nei negoziati Brexit il governo intende raggiungere l'accordo più vantaggioso per l'economia britannica.
È evidente che il governo UK, per superare l'empasse di Brexit, si è posto l'obiettivo di trasformare il Regno Unito in un paradiso fiscale, con una tassazione estremamente favorevole per le imprese.

sabato 19 novembre 2016

BREXIT IN TRIBUNALE: LA SCOZIA PUÒ PARTECIPARE ALLA CAUSA

Nicola Sturgeon ha ottenuto l'autorizzazione a prendere parte alla causa di appello, in cui la Suprema Corte dovrà decidere riguardo al voto parlamentare.

Risultati immagini per nicola sturgeonLa Corte Suprema inglese ha decretato che sia la Scozia che il Galles devono essere coinvolti nel processo di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
Il mese prossimo, 11 giudici della Corte Suprema decideranno se il governo May ha l'autorità di attivare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per dare l'avvio alla Brexit.
Dopo la vittoria del Leave al referendum, un gruppo di cittadini aveva fatto ricorso in tribunale, sostenendo che il governo non potesse procedere all'avvio della Brexit senza la ratifica del parlamento britannico. L'Alta Corte di Giustizia ha dato ragione ai ricorrenti, decretando che il referendum non era vincolante, e che l'attivazione della Brexit non può prescindere dal parere del Parlamento.
Il Governo si è appellato alla Corte Suprema, che deciderà nei prossimi mesi, ed è a questo stadio che Nicola Sturgeon, Primo Ministro scozzese, ha espresso la volontà di unirsi alla causa contro il governo. Ricordiamo che, nel referendum su Brexit, la Scozia si è espressa in gran maggioranza contro l'uscita dall'UE. Ora la Suprema Corte h accettato la richiesta della Premier scozzese, invitandola a presentare alla Corte il punto di vista della Scozia.

giovedì 17 novembre 2016

"NIENTE PIÙ PROSECCO DALL'ITALIA": BORIS JOHNSON A CARLO CALENDA

Risultati immagini per proseccoScontro verbale a Bruxelles tra il ministro italiano per lo sviluppo economico Calenda e il segretario del Foreign Office britannico Johnson.

Si è trattato soltanto di uno scambio di battute tra i due ministri durante un meeting a Bruxelles sul tema dei futuri negoziati per l'uscita dell'UK dall'Unione Europea, ma la vicenda è stata riportata dalla BBC e dal Guardian, e poi dal nostro quotidiano Repubblica.

L'argomento era, neanche a dirlo, la Brexit: o più precisamente, la hard e la soft Brexit, l'alternativa tra una Brexit rigida, con l'esclusione dell'UK dal mercato comune, e una Brexit più morbida, con l'UK all'interno del mercato comune ma anche disponibile alla libera circolazione delle persone.

Nell'occasione, Boris Johnson ha ribadito la sua posizione, ovvero ha affermato che il governo britannico intende mantenere l'accesso al mercato comune, ma non intende concedere la libertà di circolazione nel paese ai cittadini provenienti dai paesi UE. Il ministro Calenda ha ribattuto che, senza la libera circolazione per le persone, l'accesso al mercato comune all'UK non sarà concesso. A questo punto, Boris ha detto, rivolto a Calenda: "Però voi italiani esportate molto Prosecco in Gran Bretagna, quindi dovrete riconoscerci l'accesso al mercato comune se non volete rinunciare alle vendite di questo prodotto nel nostro paese". La risposta di Calenda non si è fatta aspettare: "Forse noi perderemo un po' di vendite di Prosecco, ma solo verso un paese. Voi invece dovrete rinunciare a vendere il vostro fish and chips a 27 paesi!".

La frase di Johnson sul Prosecco, successivamente mitigata da un portavoce del Foreign Office, è stata giudicata dal ministro Calenda "un po' offensiva" perchè sembrava presupporre che la vendita di questo vino italiano all'estero si basi quasi esclusivamente sul mercato britannico.


martedì 15 novembre 2016

IMPREPARAZIONE E DIVERGENZE: SULLA BREXIT SPUNTA UN "MEMO" SEGRETO

Il Times ha pubblicato un documento non ufficiale che svela i punti deboli del Governo May nella gestione della Brexit.

Risultati immagini per downing streetSi intitola "Brexit update", cioè aggiornamento su Brexit, e riporta la data del 7 novembre scorso: è il documento segreto, pubblicato dalla stampa inglese, che rivela interessanti retroscena su come il governo britannico sta affrontando la questione dell'uscita del Regno Unito dall'UE. Ed è anche affidabile, dal momento che, a quanto si dice, è stato redatto da qualcuno che ha preso parte alle riunioni del Governo. Inutile dire che la "fuga di notizie" non è piaciuta al Primo Ministro Theresa May, che ne ha smentito i contenuti.

Ma quali sono le informazioni contenute in questo memorandum?
Il documento segnala due difficoltà principali che il governo sta incontrando nell'affrontare la Brexit. Prima di tutto, le discordie tra i membri del governo stesso, in particolare tra i ministri Johnson, Davis e Fox, a favore di una "hard Brexit" che blocchi l'immigrazione anche a discapito della permanenza nel mercato unico, e i ministri Hammon e Clark favorevoli invece a una "soft Brexit" che mantenga l'UK all'interno del mercato comune europeo. Ci vorrebbero almeno sei mesi, secondo l'anonimo commentatore, per raggiungere un accordo sulla strategia da adottare.
In secondo luogo, i funzionari dell'esecutivo non sembrano da soli essere all'altezza di svolgere un compito fondamentale nel processo di uscita dall'UE, ovvero quello di esaminare tutte le leggi emesse negli ultimi 40 anni secondo i canoni della legislazione europea e rielaborarle per adattarle alla legislazione britannica. Un impegno ciclopico, che pare richiederebbe il lavoro di 30mila esperti e consulenti.
A questo si aggiunge da una parte l'abitudine, non molto gradita, della May di voler fare e decidere tutto da sola, e dall'altra l'incognita del verdetto della Corte Suprema, che dovrà decidere in merito alla votazione parlamentare sull'avvio dell'articolo 50.


lunedì 14 novembre 2016

BREXIT: FORSE IN ARRIVO IL SECONDO REFERENDUM

Il leader LD Tim Farron lancia un'altra sfida al Governo, richiedendo un secondo referendum per stabilire le modalità di uscita dall'Unione Europea.

Secondo la notizia diffusa da The Independent, più di 80 membri del Parlamento britannico sarebbero pronti a mettere al voto la proposta di un secondo referendum sulle modalità della Brexit.
Risultati immagini per tim farronL'iniziativa è stata presa da Tim Farron, leader del  Partito dei Liberal Democratici, ed è stata accolta favorevolmente da 84 parlamentari. Farron ha dichiarato che "ciò che è iniziato in maniera democratica lo scorso giugno non deve ora concludersi con l'imposizione di condizioni per le quali i cittadini britannici non hanno affatto votato".

Nel frattempo, è stata fissata la data in cui la Corte Suprema esaminerà l'appello del Governo May in merito alla sentenza con la quale l'Alta Corte di Giustizia, poco più di dieci giorni fa, ha decretato che il Parlamento dovrà ratificare l'avvio dell'articolo 50: il dibattimento avrà inizio il 5 dicembre, e si prevede che possa proseguire per quattro giorni.

In merito a questo, Tim Farron ha anche affermato che, se la richiesta di un secondo referendum non dovesse essere accolta, allora voterà sicuramente contro l'avvio dell'articolo 50. Ad appoggiare il leader liberal democratico sono non solo membri del suo partito, ma anche parlamentari di altre parti politiche, tra cui alcuni laburisti.

mercoledì 9 novembre 2016

IL SOLE 24 ORE INTERVISTA GINA MILLER

La giornalista Mara Monti de Il Sole ci racconta la 51enne donna d'affari inglese che ha sfidato il governo May

Il noto quotidiano finanziario italiano ha pubblicato ieri un'intervista a Gina Miller, la business woman che ha fatto ricorso contro l'intenzione del governo May di procedere all'avvio della Brexit senza il voto del Parlamento.
Com'è ormai noto, l'Alta Corte di Giustizia ha accolto il ricorso, decretando che il Parlamento dovrà esprimere il proprio parere sulla Brexit, prima che il governo possa procedere all'avvio delle trattative. Il Governo si è appellato alla Corte Suprema, il livello più alto del sistema giudiziario britannico; ma la Miller è convinta che la Corte Suprema si esprimerà a favore della sentenza dell'Alta Corte, perchè si tratta di una questione politica e non legale.

Sulle motivazioni che l'hanno spinta a presentare il ricorso, la Miller innanzi tutto chiarisce che l'Alta Corte non si è espressa contro la Brexit, ma sulla opportunità che il Parlamento dia la sua approvazione in merito. Spiega poi che da dieci anni lei si occupa, insieme al marito, di trasparenza dei mercati finanziari, e che già da prima del referendum era dell'opinione che i processi interni all'Europa fossero diventati poco efficienti.

In merito invece alle previsioni per il futuro, la business woman si dice convinta che l'ipotesi del voto al Parlamento vincerà anche in Corte Suprema. Questo porterà ad una reazione positiva dei mercati, come del resto è successo subito dopo la sentenza dell'Alta Corte. Altro fattore positivo è il fatto che il consenso nei confronti delle ragioni del ricorso sta crescendo, tanto che anche la premier scozzese Nicola Sturgeon ha dimostrato di voler affiancare la Miller nella causa contro il governo May. Conclude affermando che sulla Brexit occorre avere le idee chiare, e che attivare il processo senza avere un progetto preciso sarebbe molto pericoloso.
Conclude affermando che, con l'uscita dell'UK dall'UE, la possibilità di una riduzione degli affari nella City è molto alta, e che vi è inoltre il rischio che i mercati si muovano verso la frammentazione.

Leggi qui l'articolo de Il Sole 24 Ore



martedì 8 novembre 2016

QUALI SARANNO LE STRATEGIE DI THERESA MAY PER LE NEGOZIAZIONI SU BREXIT?


L'intervista di Repubblica a Vincenzo Scarpetta per esaminare il futuro di Brexit

Ferdinando Giuliano di Repubblica intervista l'analista di Open Europe Vincenzo Scarpetta per analizzare le possibili scelte del governo May nelle trattative per l'uscita dall'Unione Europea

lunedì 7 novembre 2016

PREMIER SCOZZESE PRONTA AD APPOGGIARE GINA MILLER NELLA BATTAGLIA CONTRO THERESA MAY

Nicola Sturgeon è intenzionata ad affiancare Gina Miller nella fase di appello, quando la Corte Suprema si pronuncerà sul voto del Parlamento in merito all'avvio della Brexit.

Risultati immagini per nicola sturgeonIl Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon ha comunicato alla stampa la sua intenzione di schierarsi al fianco di Gina Miller nella battaglia legale contro la premier Theresa May. Gina Miller è la businesswoman londinese che, insieme a un gruppo di concittadini, ha fatto ricorso contro la decisione del Governo May di avviare la Brexit senza la ratifica parlamentare. L'Alta Corte di Giustizia ha invece decretato che il Parlamento dovrà esprimere il proprio parere con una votazione, prima che l'articolo 50 del Trattato di Lisbona possa essere attivato, dando così torto al governo May. Il quale, prevedibilmente, non ha accettato la sentenza ed ha fatto appello alla Corte Suprema, che dovrà prendere una decisione in merito nei prossimi mesi.

Il governo autonomo scozzese ha fatto sapere che probabilmente entrerà nella causa a fianco di Gina Miller, contro il Governo May. Nel referendum del 23 giugno scorso gli scozzesi hanno votato in prevalenza contro l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, ed ora si oppongono con forza all'ipotesi di una "Hard Brexit", al punto che la Premier scozzese ha minacciato di indire un altro referendum per la separazione della Scozia dal Regno Unito.

domenica 6 novembre 2016

BREXIT: INTERVISTA ALL'AVVOCATO ITALIANO CHE HA SEGUITO IL RICORSO CONTRO MAY

Risultati immagini per court of justiceIl verdetto dell'High Court of Justice, accogliendo un ricorso, ha decretato che il Governo May non potrà avviare la Brexit senza l'approvazione del Parlamento.

Tra il prestigioso team di avvocati che hanno lavorato al ricorso presentato dall'imprenditrice Gina Miller e da altri cittadini contro l'avvio della Brexit da parte del Governo c'è anche un italiano: Ivo Gabara.

Il corrispondente RAI Marco Varvello lo ha intervistato, per farsi spiegare meglio le motivazioni che hanno portato i giudici dell'Alta Corte ad esprimersi a favore della votazione parlamentare.

venerdì 4 novembre 2016

BREXIT, QUALI SARANNO I PROSSIMI PASSI

La questione sarà dibattuta dalla Corte Suprema forse già ai primi di dicembre. La parte sconfitta potrebbe poi decidere di rivolgersi alla Corte UE.

Sono passate poco più di 24 ore dal verdetto dell'Alta corte di Londra che ha dato torto al governo May, decretando che sulla Brexit dovrà pronunciarsi il Parlamento. Il governo, come era prevedibile, ha già fatto ricorso alla Corte Suprema, l'organo di giustizia di livello più alto nella giurisdizione britannica.
Risultati immagini per londra
I giudici supremi si troveranno quindi a trattare e a pronunciarsi su un argomento estremamente importante e delicato, che riguarda le relazioni tra i diversi poteri dello Stato e il diritto di precedenza ad agire in merito a un trattato internazionale, nel caso specifico il Trattato di Lisbona. La Corte Suprema è comunque già pronta per il compito: una prima udienza potrebbe avere luogo già il 7 o l'8 dicembre. I tempi per giungere al verdetto finale non dovranno essere troppo lunghi, per consentire l'attuazione degli eventuali successivi passaggi istituzionali.

Ma quali potrebbero essere le conseguenze di questo verdetto? Se la decisione dell'Alta Corte venisse ribaltata, il Governo proseguirebbe nel suo programma di attuazione dell'articolo 50 entro il marzo 2017. In caso contrario, il Parlamento dovrebbe esprimere il suo parere sulla Brexit, probabilmente introducendo una legge apposita che poi verrebbe sottoposta al voto.
C'è poi anche la possibilità che una delle parti, quella che uscisse sconfitta dal giudizio della Corte Suprema, decida di rivolgersi in ultimo appello alla Corte di giustizia europea, che ha sede in Lussemburgo.
Ovviamente, entrambe queste opzioni provocherebbero quasi certamente un rinvio dell'attivazione della Brexit.

giovedì 3 novembre 2016

IL GIUDICE ACCOGLIE IL RICORSO: SU BREXIT DOVRÀ VOTARE IL PARLAMENTO

Royal Court2.jpgL'Alta Corte di Giustizia ha accolto il ricorso e ha decretato che l'avvio della Brexit non potrà avvenire senza la ratifica del Parlamento britannico. 

I Giudici hanno dato torto a Theresa May, che riteneva di poter procedere all'avvio della Brexit senza l'approvazione del Parlamento, in virtù della cosiddetta "prerogativa reale": l'Alta Corte di Giustizia di Inghilterra e Galles ha accolto il ricorso presentato agli inizi di ottobre ed ha stabilito che il Parlamento dovrà esprimere il suo parere sul processo di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, prima che i negoziati possano iniziare.

Questo significa che la Premier inglese dovrà presentare al Parlamento il suo piano sull'avvio della Brexit e i suoi progetti per le conseguenti trattative, e sottoporli alla votazione della House of Commons e della House of Lords. Secondo i media, le conseguenze potrebbero essere molteplici: potrebbe prevalere l'opzione per la "Soft Brexit", che prevede la permanenza della Gran Bretagna nel mercato comune europeo e il mantenimento della libera circolazione dei cittadini; potrebbe essere indetto un secondo referendum, oppure potrebbero essere indette elezioni anticipate; addirittura, in ultima analisi, la Brexit potrebbe essere annullata.

Ovviamente, la sentenza non è stata accolta in maniera morbida dal Governo: la Premier ha confermato la sua volontà di "rispettare il risultato del referendum" e ha dichiarato che farà appello alla Corte Suprema.
Da parte sua Nigel Farage, leader ad interim dell'UKIP, ha affermato che il verdetto "scatenerà la rabbia della gente" e si è detto timoroso che "ora si farà di tutto per ritardare o fermare l'avvio dell'articolo 50".

Ricordiamo che il ricorso era stato presentato da un gruppo di oppositori della Brexit, tra i quali l’imprenditrice Gina Miller, la quale aveva spesso affermato di volersi opporre con “con mezzi legali” al fatto che il governo “potesse passare sopra il Parlamento”. I ricorrenti sono stati assistiti da un prestigioso team di avvocati.



mercoledì 2 novembre 2016

UK: IPOTESI DI UN'AREA DI "LIBERO SCAMBIO" PER IL SETTORE AUTOMOBILISTICO

Allo studio del governo britannico le possibili misure per mantenere la competitività dell'industria dell'auto anche dopo la Brexit.

Come riportato dal sito web di Quattroruote, la notizia dell'intenzione, da parte della Nissan, di continuare a produrre nuovi modelli nello stabilimento britannico di Sunderland è stata accolta con sollievo dal Regno Unito.
L'uscita dell'UK dall'Unione Europea potrebbe comportare l'introduzione di nuovi dazi doganali che peserebbero negativamente sull'export dei prodotti britannici, automobilistici e non. Questo soprattutto nel caso in cui venisse attuata la cosiddetta "Hard Brexit", che implicherebbe l'uscita della Gran Bretagna dal mercato comune europeo.

Come è noto, a distanza di pochi mesi dal referendum si è creata una spaccatura tra due diversi modi di interpretare il processo di uscita dell'UK dall'Unione Europea: da una parte, i sostenitori della "soft Brexit" sono favorevoli a un'uscita morbida, che riconosca alla Gran Bretagna un ruolo all'interno del mercato comune europeo e dia ancora spazio alla libera circolazione delle persone; dall'altra parte, i fautori della "Hard Brexit" sostengono l'ipotesi di un'uscita più radicale, con forti limiti all'immigrazione dai paesi dell'UE anche a costo di rinunciare alle agevolazioni commerciali del mercato comune.

Per questo motivo, si fanno sempre più insistenti le pressioni, da parte degli interessati, affinché il governo May trovi delle soluzioni a vantaggio dell'intero comparto dell'industria automotive. Greg Clark, segretario per gli Affari del Governo May, ha dichiarato che il governo è intenzionato a mantenere alta la competitività del settore automobilistico britannico.
L'ipotesi al vaglio sarebbe quella di una "zona di libero scambio" con i Paesi dell’Unione Europea,
che permetterebbe di commerciare con gli altri paesi europei senza dazi doganali e pratiche burocratiche.
Una possibilità potrebbe essere quella di adottare il cosiddetto "modello turco", con l'adesione del Regno Unito all'EFTA (European Free Trade Association): questo permetterebbe all'UK di commerciare liberamente con i paesi dell'Unione Europea pur senza farne parte, proprio come accade alla Turchia. L'aspetto negativo di questa ipotesi è che l'UK sarebbe però escluso dalla possibilità di trattare con grandi realtà come l'India e la Cina.


martedì 1 novembre 2016

REPUBBLICA D'IRLANDA FORTEMENTE CONTRARIA A UNA "HARD BREXIT"

Le preoccupazioni del ministro degli Esteri irlandese: un'uscita radicale dell'UK dall'Unione Europea potrebbe incrinare gli accori di pace del 1998. 

Tra le molte questioni spinose che si sono presentate dopo la vittoria del "Leave" al referendum sulla Brexit, c'è anche quella delle "due Irlande": la repubblica d'Irlanda, che è uno stato indipendente, e l'Irlanda del Nord, che fa invece parte del Regno Unito.

Come ricorda il ministro degli Esteri della Repubblica d’Irlanda, Charles Flanagan, in un'intervista, ci sono voluti anni di estenuanti trattative per arrivare, nel 1998, al cosiddetto "Accordo del Venerdì santo", che ha messo fine a decenni di sanguinosi scontri tra le due Irlande (i "Troubles").
Secondo Il Corriere della Sera, il ministro Flanagan dichiara di essere lui stesso, per funzione istituzionale, un «co-garante» degli accordi di pace e di quello che è il loro significato fondamentale, ovvero l’«invisibilità» dei confini fra Repubblica d'Irlanda e Gran Bretagna e la garanzia che «il popolo dell’isola d’Irlanda» non venga nuovamente diviso.

Nell'intervista, Flanagan si è detto molto preoccupato per come verrà gestito il processo di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. In particolare, l'opzione di una "hard Brexit", ovvero di un accordo che limiti la libera circolazione delle persone fra i territori, potrebbe avere gravi conseguenze per l'Irlanda. «Ogni giorno moltissimi irlandesi attraversano il confine per motivi di lavoro, per fare acquisti, per visitare la famiglia. Il confine è sempre stato "invisibile" dai tempi dell'accordo del 1998, e tale deve rimanere.» afferma Flanagan. «Il carattere unico del confine fra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord dovrà essere rispettato».
I due ministri britannici David Davis e Boris Johnson si sono dimostrati incoraggianti su questo punto, prosegue il Ministro, perchè hanno affermato che non si augurano un ritorno alla frontiera del passato. 

Charles Flanagan ricorda anche che, nel referendum, l'Irlanda del Nord ha votato in maggioranza per rimanere all'interno dell'Unione Europea, e che un mancato rispetto di quanto sancito negli accordi di pace potrebbe anche portare a una sorta di "sfida costituzionale" all'interno del Regno Unito.

Foto: Dublino (3DF MediaStudio)