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L'uscita dell'UK dall'Unione Europea potrebbe comportare l'introduzione di nuovi dazi doganali che peserebbero negativamente sull'export dei prodotti britannici, automobilistici e non. Questo soprattutto nel caso in cui venisse attuata la cosiddetta "Hard Brexit", che implicherebbe l'uscita della Gran Bretagna dal mercato comune europeo.
Come è noto, a distanza di pochi mesi dal referendum si è creata una spaccatura tra due diversi modi di interpretare il processo di uscita dell'UK dall'Unione Europea: da una parte, i sostenitori della "soft Brexit" sono favorevoli a un'uscita morbida, che riconosca alla Gran Bretagna un ruolo all'interno del mercato comune europeo e dia ancora spazio alla libera circolazione delle persone; dall'altra parte, i fautori della "Hard Brexit" sostengono l'ipotesi di un'uscita più radicale, con forti limiti all'immigrazione dai paesi dell'UE anche a costo di rinunciare alle agevolazioni commerciali del mercato comune.
Per questo motivo, si fanno sempre più insistenti le pressioni, da parte degli interessati, affinché il governo May trovi delle soluzioni a vantaggio dell'intero comparto dell'industria automotive. Greg Clark, segretario per gli Affari del Governo May, ha dichiarato che il governo è intenzionato a mantenere alta la competitività del settore automobilistico britannico.
L'ipotesi al vaglio sarebbe quella di una "zona di libero scambio" con i Paesi dell’Unione Europea,
che permetterebbe di commerciare con gli altri paesi europei senza dazi doganali e pratiche burocratiche.
Una possibilità potrebbe essere quella di adottare il cosiddetto "modello turco", con l'adesione del Regno Unito all'EFTA (European Free Trade Association): questo permetterebbe all'UK di commerciare liberamente con i paesi dell'Unione Europea pur senza farne parte, proprio come accade alla Turchia. L'aspetto negativo di questa ipotesi è che l'UK sarebbe però escluso dalla possibilità di trattare con grandi realtà come l'India e la Cina.