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Si sono appena concluse le udienze dell'appello alla Corte Suprema, la cui sentenza in merito al voto di ratifica parlamentare su Brexit è attesa per gennaio, ma per Theresa May si prospetta un ritorno nelle aule di tribunale.
Questa volta si tratta del ricorso alla Corte presentato da due legali, Peter Wilding e Adrian Yalland, il primo un fautore del remain e il secondo favorevole al leave, i quali chiedono il parere dei giudici sul potere del Governo di decidere l'uscita dal mercato unico europeo. Secondo i due attivisti, il risultato del referendum a favore della Brexit non autorizza automaticamente il governo britannico ad includere, nei futuri negoziati per l'uscita dall'UE, anche l'uscita dal mercato unico.
L'esecutivo sostiene che, siccome il Regno Unito fa parte dell'Area Economica Europea solo in quanto stato membro dell'Unione Europea, nel momento in cui l'UK uscirà dall'Unione Europea gli accordi sull'area economica cesseranno automaticamente. Wilding e Yalland sono invece convinti che, siccome la Gran Bretagna ha aderito all'area economica europea con un trattato a parte approvato dal Parlamento, spetta all'organo legislatore decidere o meno di recedere da questo trattato.