venerdì 12 agosto 2016

DOPO BREXIT, BOOM DI RICHIESTE DI RIENTRO IN ITALIA DA PARTE DI PROFESSORI E RICERCATORI

pubblicato da http://www.repubblica.it:

La fuga dalla Brexit dei cervelli italiani

Boom di richieste di rientro dopo l'addio del Regno Unito all'Europa: "Temono di avere un futuro incerto". L'Università di Bologna: "Decine di domande già il giorno dopo il referendum, per noi è un'opportunità"

La fuga dalla Brexit dei cervelli italianiROMA - "Le domande sono arrivate una dopo l'altra non appena Brexit è diventata una realtà. Ci hanno scritto professori e ricercatori italiani da tutte le università del Regno Unito. Come se, all'improvviso, la possibilità di "tornare a casa" fosse diventata urgente, soprattutto per chi è espatriato anni fa, e si è ritrovato oggi non soltanto lontano dall'Italia, ma anche fuori dall'Europa". È passato poco più di un mese e mezzo dall'addio della Gran Bretagna alla Ue, ma Giorgio Bellettini, direttore del dipartimento di Economia dell'università di Bologna, spiega che l'effetto Brexit sul mondo accademico non solo è già evidente, ma si è manifestato fin da subito. "Ad aprile scorso avevamo lanciato sul sito "Inomics" una call of interest per alcune cattedre di professore ordinario e associato nel nostro dipartimento. Si tratta di un annuncio che viene pubblicato su siti specializzati, per capire se a livello internazionale esistono studiosi interessati e adatti a quegli incarichi. In due mesi e mezzo avevamo avuto soltanto 38 domande. Poi, già dalla stessa sera del referendum, il 23 giugno, un'impennata di richieste, 35 in una settimana, e gran parte da docenti italiani con contratti in università inglesi, ma anche da professori di altre nazioni emigrati nel Regno Unito".

La prova, cioè, di un imprevisto controesodo. Cervelli che tornano. Nonostante tutto. Perché fare ricerca ed essere tagliati fuori dall'Europa può rivelarsi, alla lunga, pericoloso e penalizzante. Nelle università ma non solo. In un rimescolamento di flussi di vita, di studio e di lavoro nelle pieghe dei quali, dice Bellettini "l'Italia può avere delle occasioni, anche colleghi di altri atenei mi hanno segnalato una ripresa di interesse verso il nostro paese".

Europa infatti significa fondi europei. "Ossia budget ricchi, milioni di euro destinati alla ricerca che rappresentano l'ossigeno per le università, comprese quelle inglesi. Ma dopo lo "strappo" - sottolinea Giorgio Bellettini - gli atenei britannici potranno ancora avere i fondi per il loro progetti?". In realtà la risposta della Ue non si è fatta attendere, così ha scritto nei giorni scorsi su "Nature" il fisico britannico Paul Crowtther, raccontando come il suo gruppo di ricerca fosse stato escluso da un consorzio europeo, proprio a causa di Brexit. "È evidente che in questa incertezza - aggiunge Bellettini - gli stranieri, in questo caso gli italiani, provano a guardarsi intorno, e forse a tornare indietro".

Se davvero dunque siamo alla vigilia di un controesodo di cervelli, almeno dal Regno Unito, c'è da chiedersi se l'Italia è pronta. Perché spesso, nonostante tutte le promesse, questo ritorno è assai poco favorito dalle università, che privilegiano chi è cresciuto dentro i dipartimenti piuttosto di chi arriva da fuori. In realtà l'effetto Brexit potrebbe trovare una rete nelle "cattedre Natta", così chiamate in onore di Giulio Natta, Nobel per la Chimica nel 1963.