pubblicato da: www.ilsole24ore.it
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Secondo i dati diffusi ieri dall'Ons, i primi dopo il referendum sulla Ue, l'indice dei prezzi al consumo è passato dallo 0,5% di giugno allo 0,6% di luglio, salendo oltre le previsioni degli analisti. E' il tasso più alto dal novembre 2014, dovuto al fatto che dopo Brexit la sterlina ha perso circa il 10% contro l'euro e il 13% contro il dollaro, facendo aumentare i costi delle importazioni. A pesare, secondo l'Ons, è stato soprattutto l'aumento dei costi di carburante, alcolici, alberghi e ristoranti.
In ascesa anche l'indice dei prezzi al dettaglio, che è salito dall'1,6% di giugno all'1,9% di luglio, e l'indice dei prezzi alla produzione, che è salito dello 0,3%, il livello massimo da oltre due anni, a causa dell'impatto dell'aumento dei costi delle materie prime importate. Il calo della sterlina ha fatto aumentare del 4,3% i prezzi dei fattori produttivi in luglio, dopo un calo dello 0,5% in giugno, secondo l'Ons. Particolarmente pronunciato l'incremento dei prezzi delle importazioni di prodotti alimentari (+10,2%) e di metalli (+12,4 per cento).
Sembra quindi destinata ad avverarsi la previsione della Banca d'Inghilterra che l'inflazione, che l'anno scorso è stata zero, supererà il target previsto del 2% sia nel 2017 che nel 2018. (...)
I limiti all'immigrazione che potranno essere imposti dopo Brexit porteranno a un modesto aumento dei salari dei lavoratori meno qualificati tra lo 0,2% e lo 0,6%, secondo un rapporto del centro studi Resolution Foundation pubblicato ieri, ma l'incremento sarà del tutto vanificato – nel breve termine dall'aumento dell'inflazione e sul lungo termine dal rallentamento dell'economia britannica.
La sfida per la Banca d'Inghilterra nei prossimi mesi è stimolare la crescita, tutelare l'occupazione e prevenire una recessione dovuta all'incertezza sul futuro della Gran Bretagna fuori dalla Ue.